
Tra “narrazioni” e questioni sociali
Il referendum dello scorso giugno, pur non avendo raggiunto il quorum necessario affinché la consultazione fosse valida, ha messo di nuovo al centro del dibattito pubblico il tema del lavoro nel nostro Paese. Un tema tenuto sempre “caldo”, tra problematiche mai affrontate e “rassicuranti” annunci del governo. Ma quali sono i numeri del lavoro in Italia? E soprattutto di che lavoro stiamo parlando
In occasione dello scorso Primo Maggio, Festa dei lavoratori, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni annunciava con toni entusiastici che il suo governo aveva creato in soli due anni e mezzo oltre un milione di posti di lavoro, ottenendo così il record di occupati e di aver portato ai minimi storici sia il tasso di disoccupazione generale che quello femminile.
Sempre in quell’occasione, Meloni annunciava il ritrovato potere d’acquisto dei salari italiani, un dato che veniva presentato addirittura in controtendenza rispetto al trend europeo che vedeva invece il lavoro sempre più povero, delineando quindi un quadro roseo oltre ogni aspettativa. Ma stanno davvero così le cose?
La narrazione del governo
Eppure basterebbe consultare il rapporto annuale dell’Istat presentato lo scorso maggio per scoprire che un’analisi completa dei dati sullo stato del Paese racconta una realtà un po’ diversa da quella rappresentata dalla narrazione governativa.
Per prima cosa il lavoro femminile: la Presidente del Consiglio si è dimenticata di raccontare che il tasso di occupazione femminile è certamente cresciuto, ma meno rispetto alla media Ue di ben 12,6 punti, tanto da collocare l’Italia come fanalino di coda tra i 27 Paesi dell’Unione. Il dato degli inattivi, cioè di coloro che in età lavorativa non cercano occupazione, è in aumento, salendo oggi a 12,4 milioni di cui ben 7,8 milioni solo tra le donne.
Andrebbe poi analizzato il dato qualitativo oltre a quello quantitativo, dal momento che…….……
di Adriano Manna
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