Morti Bianche, la media è sempre tre

Morti Bianche, la media è sempre tre

All’inizio dell’estate si era parlato di un trend “positivo” nel primo semestre 2023 e di un calo degli incidenti, mortali e non, rispetto agli altri anni; poi è arrivata la tragedia di Brandizzo. L’inarrestabile “marcia della morte” dei lavoratori non riguarda solo la sicurezza e la prevenzione, non si limita solo al rispetto o meno delle regole: è un problema di diritti negati, inversamente proporzionale alla spietata logica del profitto

Se c’è qualcosa che lega grosso modo tutte le tragedie che si consumano nei luoghi di lavoro, siano questi cantieri edili, scali ferroviari, stabilimenti industriali o tenute agricole, è la condizione precaria del lavoratore. Ed è da qui che bisogna ripartire. Chi sbaglia paga, deve pagare, certo, ma non sarà il capro espiatorio di turno, il “preposto” addetto alla prevenzione e alla sicurezza (solitamente un lavoratore comune, quasi mai un soggetto in posizioni apicali), a rendere giustizia alle famiglie, tantomeno a rendere l’ennesimo “errore” o incidente un’occasione da cui imparare qualcosa. No, la questione è molto più complessa, più radicata in un mondo, quello del lavoro, dove i diritti fondamentali passano subdolamente e silenziosamente in secondo piano rispetto agli standard produttivi, ai business plan, in poche parole al profitto.
Un discorso che potrà pure andar bene in un futuro sempre più meccanicizzato e automatizzato, dove al posto dei lavoratori ci saranno solo macchine, rulli, presse automatiche, intelligenze artificiali (siamo già sulla “buona strada”). Ma finché ci saranno le persone, donne e uomini, a contribuire alla produzione, quest’ultima dovrà necessariamente “fare i conti” con un valore ancora più grande di quel surplus, di quel plusvalore di cui si ciba la macchina capitalistica: la vita umana. Assunto banale, quasi retorico, eppure da anni messo palesemente in dubbio dalle cifre spaventose delle morti bianche. Anzi, le stesse morti diventano numero, statistica: se invece di 1000 scendono a 950, si arriva addirittura a parlare di miglioramento. Questo atteggiamento rappresenta forse l’aspetto più allarmante.
Segnali (s)confortanti
La sicurezza sul lavoro è un tema che, a livello mediatico, evidentemente dà assuefazione: siamo talmente abituati alla fatidica conta annuale, semestrale, alle statistiche, che inevitabilmente ci sfugge l’essenza del problema.
All’inizio dell’estate il bollettino dell’Inail aveva evidenziato un calo del 2.8 % delle denunce di incidenti mortali sul lavoro (circa 450), parlando di una «decisa diminuzione» delle denunce di infortuni complessivi (mortali e non) rispetto al 2022, un calo pari al 22.4 %. Tuttavia, ha specificato l’istituto, le cifre dell’ultimo triennio sono …..

di Ernesto Malatesta

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