In pochi e senza tutele, non basta chiamarli “eroi”

In pochi e senza tutele, non basta chiamarli “eroi”

Si chiude un’altra estate “rovente”, sotto tanti punti di vista. Il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, già duramente impegnato nel corso della primavera, ha dovuto far fronte a una lunga serie d’emergenze in tutta la Penisola, soprattutto nel Meridione. A conti fatti, però, restano i problemi di sempre: carenza di personale, mezzi obsoleti e insufficienti, tutela sanitaria incompleta e tanti straordinari

Non è la solita “cantilena” di fine estate. Gli “angeli del soccorso”, gli “eroi” in divisa più amati dagli italiani, sono allo stremo. Si, perché i problemi che attanagliano il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco non sono certo sorti in questi ultimi mesi ma, al contrario, rappresentano una drammatica costante da almeno due decenni.
Solo in occasione delle calamità naturali più drammatiche i media si accorgono della loro precaria condizione lavorativa. Spesso ci si dimentica che fare il pompiere è, appunto, un lavoro e che dovrebbe prevedere delle tutele commisurate al rischio che tale mansione comporta. Tuttavia, alle innumerevoli istanze, denunce e mobilitazioni da parte dei pompieri, le Istituzioni hanno sempre risposto con una pacca sulla spalla, pomposi ringraziamenti e tante promesse puntualmente non mantenute. In sostanza, l’unica cosa che li ripaga è l’ammirazione e la solidarietà della gente che, ovviamente, non basta.
Per comprendere la frustrazione dei Vigili del Fuoco basta tornare ai primi giorni di settembre di un anno fa. Dopo un’estate molto difficile, quella del 2022, tutte le sigle sindacali avevano chiesto il rinnovo del contratto di lavoro, il saldo degli straordinari, un massiccio ampliamento dell’organico, nuovi strumenti e mezzi operativi. Dodici mesi dopo praticamente non è cambiato nulla.
È soprattutto la carenza di personale a mettere in ginocchio il Corpo e la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi due anni. Si stima, infatti, che circa 5.000 unità andranno in pensione entro il 2025 e le cifre promesse per le nuove assunzioni non sono rassicuranti.
Il caso più clamoroso è rappresentato dalla Capitale. Contrariamente a quanto avviene nelle grandi metropoli europee, dove la proporzione è di 1 pompiere ogni 3.ooo abitanti, a Roma vi è un pompiere ogni 28.000 abitanti. Una discrepanza, in proporzione, riscontrabile…

di Matteo Picconi LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO: ABBONATI A DOSSIER SICUREZZA. Per informazioni clicca qui

 

 

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