Popolazione e denatalità, specchio dei nostri tempi

La decrescita della popolazione è un andamento tendenziale che può risultare molto difficile da invertire, come mostrano i dati Istat da poco pubblicati. Proviamo una ricognizione di respiro più ampio del solo computo annuale sulla natalità, rileggendo i numeri alla luce dei fattori macroeconomici di Italia e Unione Europea

Se dovessimo analizzare a campione le serie televisive ambientate genericamente nel medioevo o nel rinascimento prodotte per le principali piattaforme di intrattenimento, saremmo costretti ad ammettere che nelle sceneggiature regna una grandissima approssimazione per quel che riguarda l’accuratezza storica degli adattamenti. Persino nei prodotti fantasy, gli autori tendono a replicare l’immagine di una società contemporanea, vestita “all’antica”, con davvero poca fantasia.

Uno degli aspetti più fuorvianti è la rappresentazione visiva di quella che i sociologi chiamano la “piramide di popolazione”, ossia il rapporto tra persone delle diverse età insistenti contemporaneamente su un territorio; se dovessimo immaginare di passeggiare nella Firenze di Dante, nella Venezia di Marco Polo, o in un villaggio norreno al tempo delle invasioni vichinghe saremmo letteralmente circondati da frotte di bambini di tutte le età, e noteremmo che tutte le donne in età fertile sono incinte, o col neonato al collo, il tutto indipendentemente dalla classe sociale di appartenenza. È legittimo infatti chiedersi come mai Dante situa il suo viaggio a metà della vita grosso modo presunta per un adulto ai 35 anni, mentre l’aspettativa di vita, almeno fino alla rivoluzione industriale inoltrata, non andava oltre i trent’anni; la verità è che la tremenda mortalità infantile abbassava la media dell’età……

di Nicolò Spaziante

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