La brutale genetica dei cani brachicefali

La brutale genetica dei cani brachicefali

VETERINARIA

Il bene dei cani o le necessità dei padroni?

Boxer, bouledogue francese, bulldog inglese, carlino, cavalier king: grandi occhi espressivi, testoline rotonde e musetti schiacciati. Un team di ricercatori ungheresi afferma che ci piacciono tanto proprio per una caratteristica specifica, la loro propensione a stabilire il contatto visivo.

Adatti alla nostra compatta esistenza urban style, perfetti per non occupare troppo spazio sul divano, ma condannati ad una vita rauca e affamata d’aria tra un veterinario e l’altro. Tanto che la British Veterinary Association aveva già avviato una campagna di sensibilizzazione per tenere a freno la moda di allevare e possedere le razze brachicefale, alimentata per lo più dalle personalità del jet set. Ma nonostante questo, il trend aumenta all’aumentare delle nostre abitudini metropolitane.

Dal 2018, nell’ambito della discussione sui temi dell’Etologia Etica, Eticoscienza – associazione di promozione sociale – promuove un approccio etico, ma non utopistico, al mondo animale focalizzando l’attenzione sul rispetto di tutti i bisogni oltre a quelli biologici ed etologici di ogni singolo individuo o specie.

La dott.ssa Chiara Grasso, etologa, pioniera dell’etologia etica in Italia e presidente di Eticoscienza, ci ha parlato delle problematiche legate a queste particolari razze di cani, per cui il 50% dei carlini e dei bulldog inglesi e francesi presenta seri problemi di respirazione, causati della conformazione della scatola cranica, contro una media del 7% che riguarda i cani dolicomorfi o mesomorfi (dal muso più allungato).

Cosa significa cane brachicefalo?

Da definizione: “Brachicefalo è una parola che deriva dal greco brakhys, che significa “corto” e képhalos “testa”. È brachicefalo infatti quel cane affetto da un’anomalia delle proporzioni del cranio che in loro si sviluppa maggiormente in larghezza che in lunghezza. Da qui la loro caratteristica di “muso schiacciato.” Insomma, sono i cani che invece che avere il classico muso allungato – normale – hanno il muso schiacciato (cavalier king, carlini, boxer, bulldog francese ecc..).

La brachicefalia è una condizione morfologica normale del cane o una malformazione?

Se per malformazione intendiamo una condizione che limita il benessere, la salute e le normali condizioni fisiologiche di vita, allora è una malformazione. Tuttavia, è stata creata e voluta dall’essere umano che desiderava cani con questa morfologia, affinché richiamassero e rievocassero nell’Uomo il richiamo Lorenziano del Baby Schema (la morfologia dei cuccioli).

Cosa si intende per sindrome brachicefalica?

Il cane respira male, a fatica, in modo doloroso. La loro conformazione anomala del cranio e le alterazioni delle strutture anatomiche li porta a una ridotta capacità di respirazione, inficiandone la normale fisiologia, rendendoli, inoltre, più propensi a soffrire il caldo rispetto ai cani; a causa di ciò risultano più vulnerabili ai problemi legati al caldo come il colpo di calore oltre all’insufficienza cardiaca. L’aria inspirata da questi cani deve passare attraverso spazi ristretti che costringono il cane a uno sforzo inspiratorio aumentato, che porta da una lieve infiammazione delle vie (quando il cane russa) a problemi più importanti come il collasso della laringe, che può causare svenimenti.

Recentemente in Norvegia è stato vietato lallevamento di alcune razze di cani brachicefali e in Inghilterra la BVA (British Veterinari Association) ha avviato la campagna BreedToBreathe, volta a evitare luso di questi animali nelle campagne pubblicitarie, in televisione e anche al cinema e ad invitare le celebrità dello spettacolo a non esibirli, per non stimolare linteresse dei loro ammiratori e la moda di possedere questi cani. Pensa sia giusto proibire lallevamento di queste razze?

Io sono sempre dell’idea, da etologa ma soprattutto da psicologa ed educatrice ambientale, che il miglior modo per limitare certi comportamenti e tendenze sia l’educazione, prima del divieto. È purtroppo poco utile vietare il commercio di avorio, se non sensibilizziamo le persone sul bracconaggio degli elefanti, è inutile vietare la detenzione di pappagallini come animali da compagnia, se in primis non facciamo capire alla gente che un pappagallo deve vivere in foresta, e non nel nostro salotto. Per lo stesso motivo credo fermamente che ciò che più servirebbe per limitare l’allevamento di razze brachicefale sarebbe proprio la sensibilizzazione. Articoli come questo, insomma. Tuttavia, visto che non tutti hanno orecchie per ascoltare e occhi per leggere, ben vengano i divieti! Queste razze devono essere proibite, affinché nessun cane debba ancora soffrire e morire soffocato.

La moda di possedere cani “di tendenza” ha portato ad una ben più pericolosa diffusione di razze cosiddette “esotiche” e in giro si vedono sempre più spesso improbabili bouledogue francesi con pelo grigio, blu e occhioni azzurri. Cosa si nasconde dietro questo nuovo commercio di poveri animali?

Come sempre l’antropocentrismo e l’egoismo di noi umani porta gli animali a diventare oggetti, alla stregua di collezionisti di francobolli. Cani “di marca”, con pedigree e timbro, mentre i canili esplodono e i randagi invadono le città. Cani firmati, come borsette, per il gusto di possedere un determinato cane, senza considerare che un cane lo si prende per lui, prima che per noi e che una vita non si compra. Si salva. Insomma, l’uomo si diverte a fare pasticci genetici che rendono i cocker sempre più con le orecchie lunghe (che poi vengono legate dai proprietari, se no si sporcano), cani brachicefali che non respirano, altri che vogliono assomigliare a lupi, altri ancora con occhi azzurri, pelo colorato…alla fine chi ci rimette come sempre, sono gli animali. Allevati, comprati, scartati sotto l’albero di Natale e poi abbandonati a Ferragosto.

di Michela Di Gaspare

Sindrome brachicefalica nei cani
Come intervenire

a cura di Michela Di Gaspare

L’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani (ANMVI) ha intrapreso un’indagine per approfondire la percezione dei proprietari verso i problemi veterinari delle razze brachicefaliche e raccogliere i dati clinici in modo uniforme.

Un aspetto che porta queste razze al centro dell’attenzione per gli esperti è che non solo sono tra quelle che hanno più problemi sanitari e di benessere, ma sono anche sempre più diffuse, per esempio, nel 2018, il bouledogue francese è stato il cane più popolare in Gran Bretagna, sorpassando lo “storico” labrador. Dal fenomeno della loro diffusione non è esente neanche l’Italia, dove, riporta il notiziario dell’Associazione Nazionale dei Medici Veterinari Italiani (ANMVI), nel 2019 il bouledogue francese ha segnato una crescita di circa tremila esemplari. È proprio per conoscere e affrontare meglio questo fenomeno che l’ANMVI ha fatto partire un’indagine sulle razze brachicefale rivolta ai veterinari, tra le prime in Europa a considerare anche la percezione che i proprietari hanno del problema della sindrome brachicefalica – ossia il complesso di problemi di cui soffrono le razze brachicefale. Ne abbiamo parlato con il dott. Marco Melosi, presidente ANMVI.

Quali sono le caratteristiche morfologiche preoccupanti?

Questi soggetti presentano una canna nasale estremamente ridotta in lunghezza, le narici appaiono frequentemente stenotiche (chiuse) e il palato molle è costantemente più lungo del normale. La presenza di questi sintomi spesso associati ad altri (ridotta dimensione della trachea) possono provocano una difficoltà respiratoria di varia gravità. La difficoltà respiratoria costringe questi soggetti ad uno stile di vita riguardata specie per quanto riguarda il movimento ,specie durante l’estate, può essere di varia gravità.

Come diagnosticarla?

Una visita clinica accurata può permettere già di emettere una diagnosi di sindrome brachicefalica. E importante però una visita specialistica endoscopica e radiologica, meglio nel primo anno di età, per stabilire la gravità della situazione e la possibilità di intervenire chirurgicamente per correggere i difetti presenti.

Quali sono i rischi di un intervento non tempestivo?

Il cronicizzarsi della patologia e spesso un aggravarsi della sintomatologia.

Oltre alle cure del veterinario, come possiamo aiutare i nostri piccoli amici?

Movimento ridotto, evitare le esposizioni alle ore più calde della giornata specie nel periodo estivo che, nei casi più gravi, possono predisporre all’insorgenza di gravi crisi respiratorie anche fatali ed episodi di svenimento.

 

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