
“Modello Caivano”: un bilancio in chiaroscuro
Il governo ha deciso di applicare il modello repressivo pensato per Caivano in altre sette periferie “problematiche”, su tutte la borgata romana del Quarticciolo e il quartiere napoletano di Scampia. Per i comitati e le associazioni del territorio il rischio è quello di peggiorare la situazione: le comunità devono essere sostenute, non diventare “zone rosse”, ossia un mero problema di “ordine pubblico”
di Adriano Manna
«Caivano non è un modello». È questo il grido che si è levato da due delle sette periferie italiane individuate dal governo per l’applicazione del cosiddetto decreto Caivano-bis. Il provvedimento, approvato lo scorso 23 dicembre, estende ad altri contesti urbani il piano straordinario avviato a Caivano dopo il caso di cronaca che, nell’estate 2023, aveva sconvolto l’opinione pubblica: lo stupro di due bambine al Parco Verde, storica piazza di spaccio in Campania.
Il decreto prevede l’invio di commissari straordinari e misure rafforzate di controllo sociale e ordine pubblico a Rozzano (Milano), Alessandrino-Quarticciolo (Roma), Scampia-Secondigliano (Napoli), Orta Nova (Foggia), Rosarno-San Ferdinando (Reggio Calabria), San Cristoforo (Catania) e Borgo Nuovo (Palermo). La scelta dei quartieri è stata motivata solo in parte con “l’indice di vulnerabilità sociale” elaborato dall’Istat, basato su fattori come la diffusione di famiglie monogenitoriali, i livelli di analfabetismo e le condizioni economiche.
Per replicare il modello, il governo ha stanziato 180 milioni di euro per il triennio 2025-2027: 100 milioni entro il 2025, 50 milioni per il 2026 e 30 milioni per il 2027. Il piano d’azione sarà definito entro due mesi dal Commissario straordinario, Fabio Ciciliano, già responsabile del progetto Caivano e ora anche capo della Protezione Civile. Sarà supportato da sei subcommissari, esperti aggiuntivi e da enti tecnici come Invitalia e Sport e Salute. Gli interventi si concentreranno sulla riqualificazione infrastrutturale, il recupero di immobili pubblici per scopi sociali e il miglioramento della sicurezza. Particolare attenzione sarà data alla concessione di spazi a enti del terzo settore per iniziative culturali, sportive, sociosanitarie e di formazione.
Dopo i fatti del 2023, a Caivano il governo Meloni ha risposto con un presidio militare e la nomina di un commissario straordinario. Sono seguiti scioglimenti per mafia, inasprimento delle pene contro le baby gang e un piano di investimenti che prometteva università, teatro e centri sportivi. Un anno dopo, però, i risultati appaiono modesti: più pattuglie in strada ma nessun miglioramento sostanziale delle condizioni di vita. Come spiegano le ricercatrici Stefania Ferraro e Anna d’Ascenzio, le misure adottate non hanno ridotto la vulnerabilità sociale che condanna molte famiglie a vivere “alla giornata”, esposte al minimo incidente di percorso. Per questo, da Roma a Napoli, cresce la contestazione: i territori non…
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