Radioamatori, una passione al servizio delle emergenze
Una tradizione quasi secolare quella degli “eredi di Guglielmo Marconi”. Alla scoperta dei radioamatori italiani e del loro prezioso ruolo, come volontari, in occasione delle calamità naturali
Appassionati, esperti, molti di loro sono volontari al servizio della collettività. Il mondo dei radioamatori è un universo a sé stante ma non per questo avulso dalla comunità. In un gergo più tecnico, e di uso più comune, il radioamatore (in inglese OM, “Old Man”) viene definito uno «sperimentatore del mezzo radio e delle radiocomunicazioni», ossia colui «che, impiegando stazioni radiotrasmittenti e radioriceventi, funzionanti su alcune bande di frequenza appositamente assegnate, entra in collegamento con un’altra, provvista di analoghe stazioni, scambiando messaggi a scopo sperimentale e senza finalità di lucro».
Mettendo da parte le consuete definizioni stile “Wikipedia” o “Treccani.it”, la storia del radiantismo parte da molto lontano e affonda le sue radici nel secolo scorso, in parallelo con la storia della telecomunicazione e, nel caso specifico, della radiocomunicazione. Non a caso, l’attuale Associazione Radioamatori Italiani (ARI), che costituì una sorta di “unione” delle preesistenti associazioni di radioamatori sorte in quel primo squarcio di secolo, nacque proprio nel 1927 e rappresenta tuttora il maggiore punto di riferimento di questa tanto affascinante quanto complessa realtà…
di Matteo Picconi LEGGI L’ARTICOLO COMPLETO: ABBONATI A DOSSIER SICUREZZA. Per informazioni clicca qui