118: lo “strano caso” delle convenzioni con i privati

118: lo “strano caso” delle convenzioni con i privati

Il Servizio di Emergenza e Urgenza è in gran parte affidato a privati, associazioni di volontariato e realtà del Terzo Settore, tramite convenzioni che vengono stipulate senza gara pubblica. Una normativa ad hoc per un servizio di fondamentale importanza e criticità ma che il pubblico sembra voglia a tutti i costi esternalizzare

Durante la pandemia, molti hanno benedetto la nostra Costituzione che nel suo trentaduesimo articolo «tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo», e anche se il nostro sistema sanitario può darsi non abbia funzionato proprio come un orologio, quantomeno lo ha fatto gratuitamente e nel pubblico interesse. Dopo che si sono fatti i dovuti confronti con i sistemi sanitari di altri Paesi del mondo, si è diffusa sui media la parola d’ordine di salvaguardare e mettere a frutto la gestione pubblica del complesso mondo della sanità.
L’importanza di questo punto di arrivo risiede nel suo essere un’inversione capitale del sentimento finora diffuso, ossia che la sanità pubblica fosse rimasta l’ultimo degli inefficienti e barocchi carrozzoni statali, la maggior parte dei quali è stato privatizzato, tra grida di giubilo del mondo politico, a partire dalla metà degli anni Novanta. Allora si ritenne che la gestione pubblica fosse di per sé stessa impossibile da emendare, che i tentativi di renderla efficiente in rapporto ai costi fosse un’impresa donchisciottesca, e si preferì liquidare il liquidabile; la grande eccezione fu appunto la sanità, che venne risparmiata probabilmente in virtù dell’impopolarità che sarebbe risultata da un radicale cambiamento nella sua organizzazione.
Tuttavia l’interesse del privato non si dette per vinto, e iniziò una politica di lenta infiltrazione, in una prima fase fatta per lo più di accaparramento delle esternalizzazioni dei servizi: visto che erano spese vive, Regioni e aziende sanitarie……

di Nicolò Spaziante

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