Padri a pezzi

Non tutti gli uomini uccidono, a volte vengono uccisi, dentro

Chi sono i padri separati

Si separano, vanno fuori di casa e, nel momento in cui escono per l’ultima volta dalla porta, inizia un incubo. Sono i “padri separati”, non sono padri-padrone, esempio di cultura maschilista, non sono né violenti né stupratori, sono solo uomini che non hanno più una relazione con la madre dei loro figli. Hanno formato un gruppo Facebook, dove condividono, gioie, dolori e qualche consiglio, ghettizzati dai media che a loro si disinteressano.

Sicuramente esistono padri cattivi, violenti, che non fanno fronte alle responsabilità verso l’ex coniuge o i figli ma questa non è la loro storia. Questa è la storia di migliaia di padri italiani che chiedono pari condizioni alle madri, per continuare ad essere genitori, per avere un rapporto con coloro che amano, di più della loro stessa vita e che spesso non vedono da un’eternità e non per colpe a loro imputabili.

Tanta sofferenza

Le loro storie sono molto simili, il rapporto d’amore con la compagnia/moglie finisce ed iniziano i guai. Si perdono case -assegnate quasi sempre alle madri – iniziano i problemi economici, si perde la quotidianità con i figli (quando sono piccoli è ancora più difficile), si viene trattati da bancomat, si guarda passivamente l’arrivo del “nuovo papà” in casa. Ovviamente non tutte queste “tragedie” arrivano insieme ma il vissuto di sofferenza dei padri separati è palpabile. Sono uomini che non hanno voce, che pagano il mutuo di una casa in cui non abitano, o che improvvisamente vedono i figli trasferirsi in altre città (a volte nazioni) senza che ci possano fare nulla. Oltre a non essere più mariti, a volte smettono di essere padri, perché qualche uomo ha già preso il loro posto, devono affermare il ruolo genitoriale vedendo i figli (quando va bene) un giorno a settimana e un week-end ogni due. Una sfida difficile rispetto a qualcuno che dorme con la madre e porta i figli a scuola o in palestra. Sopportano servizi sociali (a volte) ingiusti, CTU sulla loro capacità genitoriale e quando la crisi economica si fa sentire, rispondono di accuse in Tribunale perché non riescono ad onorare l’assegno di mantenimento. A questi padri – spesso – la vita stenta a ripartire, lasciano fette sostanziose del loro stipendio per le necessità di ex moglie e figli, quando va bene riescono ad affittarsi un appartamento insieme ad altri, oppure debbono tornare a vivere da anziane madri, quando va male dormono in macchina. Non sono scansafatiche, sono partite IVA, impiegati, operai ma quando il 60% dello stipendio sparisce – ogni mese – è difficile ricostruirsi una vita degna. Togliere da uno stipendio medio di 1500 (ma ci sono migliaia di stipendi inferiori), la rata del mutuo (300-600 euro), del mantenimento dei figli (in media 300 euro per uno e 500 per due) rimane ben poco per campare, sempre che la ex-moglie non decida di fare visite e analisi tutte a pagamento o di iscrivere i figli (spesso senza informare l’altro genitore) alla scuola privata o ai corsi sportivi più costosi. Il pagamento al 50/70% delle spese straordinarie è vissuto come una tragedia non per cattiva volontà ma per penuria di soldi. I figli non sono più esseri da educare e far vivere nel mondo, diventano mezzi per attrarre soldi. Hanno sempre necessità, libri, cure dentistiche, cure specialistiche, scarpe e vestiti. Dove l’assegno di mantenimento non basta, o si vuole punire il papà, le spese straordinarie sono un modo per far cassa. Spesso, pur allontanandosi da casa, hanno problemi a far fare le volture delle utenze alle loro ex mogli e devono rivolgersi agli avvocati per qualsiasi cosa: dal rispetto dei patti e delle sentenze, alle spese straordinarie. I mezzi di comunicazione non sono più il colloquio orale ma PEC e raccomandate e whatsapp cosi da lasciare una traccia riproducibile.

Tutto ruota sui soldi

Se l’amore non ha uno scopo tranne – forse – quello di formare una famiglia, quando finisce il sentimento, i rapporti si logorano e l’unione si rompe, tutto diventa una questione di tempi di frequentazione con i figli o di denaro per mantenerli. La denuncia per maltrattamenti è uno dei più sicuri per ottenere condizioni vantaggiose. E’ curioso che questi uomini, i quali, non si sono mai comportati male, tre mesi prima (i limiti temporali della querela) della fine del rapporto diventino improvvisamente dei mostri. Certo, magari non sono stati denunciati prima ma magari non sono mai stati mostri, come dimostrano le centinaia di assoluzioni con formula piena nei Tribunali. Dalle risultanze del Convegno Provinciale di Viterbo del MOSAP – Movimento Sindacale Autonomo di Polizia e NSC – Nuovo Sindacato Carabinieri che ha visto alternarsi esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura, nella zona della Tuscia, su 600 denunce relative ai “crimini di genere” solo 300 superano lo scoglio dell’Udienza preliminare e arrivano a processo (la stragrande maggioranza delle volte per insostenibilità dell’accusa). Di queste 300, solo la metà (150) condannano (in primo grado) un colpevole. Al netto delle denunce ritirate e di quei reati che non riescono ad essere provati per limiti investigativi è possibile ipotizzare che almeno la metà delle denunce per reati di genere (dallo stalking, ai maltrattamenti in famiglia) potrebbero essere inventati o comunque opportunamente ingigantiti. In alcuni casi, ci vuole poco per diventare mostri, basta avere un porto d’armi, che subito l’avvocato della parte avversa farà trapelare l’informazione che la sua cliente “ha paura”. Magari non ha avuto paura per vent’anni di queste armi del marito, guarda caso, proprio durante il divorzio, arriva il terrore per i fucili chiusi nella cassaforte. Per non rischiare conseguenze si capitola, quando non lo si fa, arriva puntuale la querela ed iniziano i guai.

La cultura patriarcale

Il “patriarcato”, gli “uomini abusanti”, il “maschilismo”, sono termini che fanno così paura che ormai essere di genere maschile rappresenta un gap. I violenti esistono e vanno puniti ma non tutti sono violenti e quelli che non lo sono, meritano di essere ascoltati. Lo sta dimostrando il processo che vede l’attore Johnny Depp dimostrare che le accuse di maltrattamenti nei confronti della moglie erano palesemente infondate. Intanto per mesi è stato additato per essere un abusante da tutto il circolo #metoo che gli ha fatto perdere contratti milionari, per questo non lo ritroveremo più nei panni di Jack Sparrow. La violenza non è solo fisica è fatta di accuse infamanti, ingiuste e umilianti, di denunce, di processi e di sospetti, di mancate frequentazioni dei figli, di pettegolezzi e di maldicenze. Per distruggere una persona, non necessariamente bisogna picchiarla ed in questo – almeno a leggere gli scritti disperati dei “padri separati – sembra che non siano le donne la parte debole.

di Leandro Abeille

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