Desperate housewives on tinder

Desperate housewives on tinder

COSTUME

Quarantacinque/cinquantacinquenni in cerca di un nuovo inizio

Alzi la mano colui che non ha un amico o un’amica che si è iscritta ad un corso di ballo latino-americano con il fine di conoscere altre persone e poi magari trovare un po’ di piacevole compagnia. Ovviamente nessuno si iscrive ai balli caraibici per “rimorchiare” ma solo per fare un po’ di movimento o semplicemente per danzare. Chissà perché queste voglie arrivano spesso durante la stanchezza matrimoniale o con il divorzio e mai dopo una vita da sportivi.

Un social come un altro

Il rimorchio sta diventando sempre più virtuale, bandite le “vasche” sul corso per attaccare discorso con le ragazze con quest’ultime che lanciano occhiatine. Roba da anni 80. Ora passa tutto per i social, ci si conosce, ci si intriga e magari si esce. Nessun social sfugge al tentativo di conoscenza a scopo “ludico”, neanche Linkedin che nasce con tutt’altro scopo.

Poi ci sono social dedicati, dove è possibile fare nuove conoscenze: Meetic, Tinder, Hinge, Badoo etc.

Ogni social (che è anche un’app) ha caratteristiche leggermente differenti c’è quella che predilige il “musica e magia” (trombo e sparisco) a quello che invece cerca di far incontrare persone in maniera più stabile.

Tinder

Tinder è un social per incontri attiva in circa 140 pesi nel mondo, con 50 milioni di utenti attivi. Gli italiani sono tantissimi. E’ un’app scaricabile sul cellulare totalmente gratuita (con funzioni base) in cui si crea un profilo personale. Più il profilo è interessante, più ci sono possibilità di match con altri utenti. Si può impostare la preferenza sessuale, il “range” di età, la distanza massima con gli altri utenti, di conseguenza il tipo di incontri possibili.

La cosa più importante è la foto, chi non mette foto personali ha qualcosa da nascondere, per gli uomini è di solito il fatto di essere sposato. Per le donne, pure. Poi ci sono 1000 escamotage, fare la foto dei solo occhi (magari scrivendo la più classica delle banalità su di essi) o con la mascherina.

Il primo step è fare “match” con qualcuno e questo si raggiunge quando entrambi gli utenti mettono un “mi piace”. Solo dopo il match si potrà iniziare a chattare. Con i profili a pagamento è molto più facile fare “match” con altre persone.

Con il lockdown per il Covid il numero di iscritti è aumentato e la conoscenza virtuale è diventata più appetibile dell’incontro casuale.

Osservazione partecipante: Honi soit qui mal y pense

Essendo un uomo ho indagato la parte femminile: target 45/55 anni. Quello che descriverò non riveste la qualità di giudizio morale, il campione non è rappresentativo (ma è solo quello che ha messo il “mi piace” al mio profilo), i maschietti saranno sicuramente peggio, ma non ho indagato su di loro. Non essendo un “cesso di uomo”, ho ricevuto circa 4 match al giorno (con profilo a pagamento) per 30 giorni (la durata dell’esperimento). Disclaimer finito.

Girovagando per Tinder si scopre il primo fatto: le donne tra i 45 e i 55 sono molto più belle, rispetto a quelle che si incontrano in palestra o al mercato. Almeno a guardare la prima foto, con la seconda o la terza si scopre che esistono le rughe, ma la prima foto è sempre da urlo. Probabilmente nella prima la foto della figlia 30enne e le altre della nonna novantenne. Bisogna capire quale foto è della proprietaria del profilo.

Tantissime donne cercano un “nuovo inizio”, quasi tutte sono “solari”, abbondano le “sportive” (anche con foto ad hoc) e le “risolte” (qualsiasi cosa voglia dire).

Se cercate del facile sesso, non girate su Tinder, soprattutto in questa categoria (45/55). Nessuna cerca sesso, tutte vogliono una storia. Per cui sono banditi i messaggi “hard” soprattutto dopo i primi 4-5 scambi. Vale anche al contrario; guai a declinare un invito per un caffè o un aperitivo, costerebbe il ritiro del “match” con la relativa possibilità di continuare a chattare.

Il primo schiaffone virtuale l’ho ricevuto per aver obiettato sul fatto che essere stato invitato per un caffè, alle 21.30, di un venerdì sera, in un bar sotto casa della signora invitante, non era proprio per un “mero caffè”. Altri ceffoni virtuali li ho presi per non aver telefonato a chi mi aveva fornito il numero e per aver criticato le posizioni anti-vacciniste, radical-chic. Dimenticando l’insegnamento fondamentale dei padri fondatori del rimorchio romano: “Ma che te frega? Daje ragione, basta che poi taa scopi”.

Sono banditi anche i tirchi – seppur tutte le donne incontrate si dicevano autonome – l’aperitivo (ci mancherebbe) va offerto, la cena pure, la vacanza sarebbe un gesto carino. In questo caso si apre un dilemma comunicativo: tra il non sentirsi tirchi e il percepirsi bancomat.

Ascoltando storie si scopre che qualcuna ha trovato davvero un nuovo inizio, altre sembrava l’avessero trovato ma dopo qualche mese sono ritornate su Tinder, per altre il nuovo inizio è durato una serata.

E se non fosse un nuovo inizio?

Le categorie sono due: chi cerca un compagno e chi cerca di sostituire quello vecchio.

Per chi non ha un compagno appare normale cercarne uno nuovo. Non piace a nessuno sentirsi soli ma neanche è sano cercarsi una compagnia a “tutti i costi”. Spesso stare soli è meglio che lo stare male accompagnati. E’ complesso (non impossibile) rifarsi una vera vita, soprattutto dopo anni –più o meno soddisfacenti – di matrimonio, bisogna trovare la persona giusta che è alla ricerca della persona (altrettanto) giusta. Statisticamente improbabile. E’ altrettanto improbabile che qualcuno, arrivato alla soglia dei 50, senza che nessuno se lo sia preso prima, rappresenti un buon partito.

Altre volte le donne della fascia 45/55 si affidano a questi social perché deluse dalla routine matrimoniale, quando ormai i figli sono abbastanza grandi da essere relativamente autonomi: finito il tran tran delle pappine – pannolini – scuola – compiti – amichetti – attività extrascolastiche, quando ormai i pargoli “vanno in comitiva” o iniziano le prime frequentazioni “romantiche”, le “casalinghe disperate” si ritrovano accanto uomini stanchi, noiosi, senza iniziativa e che non hanno più nessun interesse nel cercare una comunicazione costruttiva con la madre dei loro figli. E così tra una riunione di lavoro, un polpettone e un bucato, si fa sempre più strada il desiderio di qualcosa di nuovo.

Tuttavia non dovremmo dimenticare che per quanto le donne sognino l’emancipazione (e combattano per ottenerla) molto spesso si portano dentro degli stereotipi difficili da sradicare. Fanno fatica ad accettare, anche da loro stesse, che potrebbero volere soltanto l’avventura di una notte (e così propongono un caffè, pur avendo desiderio di correggerlo con qualcosa di un po’ più “forte”) perché altrimenti sarebbero delle donne “facili” e di scarso valore. Oppure hanno preso più di qualche fregatura da simpatici utenti che, in fotografia, erano dei campioni di bellezza e vantavano descrizioni da novelli Ungaretti e poi dal vivo erano la versione aggiornata del ragioner Ugo con la simpatia e il calore di un merluzzo dell’Atlantico.

Così pur essendo moderne e spigliate finché si trovano dietro ad uno schermo, poi fanno fatica a tradurre questi desideri in realtà, tanto è vero che molto spesso questi approcci virtuali rimangono tali, senza concretizzarsi nel tanto sospirato incontro. Anche perché il principe, finché rimane dietro lo schermo, è perfettamente Azzurro e assolutamente smagliante, però dal vivo molto spesso si scopre che la focosa e candida cavalcatura non è che uno stanco ronzino e il vestito, sbiadito e con qualche rammendo, forse non è poi più tanto azzurro.

di Leandro Abeille

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