O.S.S. vs Badanti

O.S.S. vs Badanti

La qualità e la competenza nell’assistenza domiciliare

L’assistenza domiciliare è basata sul principio di continuità assistenziale. Troppo spesso si è assistito ad una mancanza parziale o totale di servizi domiciliari per il paziente, dimesso dall’ospedale troppo in fretta e in modo disorganizzato. A tal proposito si è messo in atto il sistema delle “dimissioni protette” che favorisce e agevola la continuità assistenziale presso il domicilio del paziente. Purtroppo la sanità pubblica non ha risorse necessarie per assistere adeguatamente e continuativamente tutti gli utenti che ne hanno bisogno. Le famiglie sono costrette ad avvalersi di personale pagato privatamente per integrare l’assistenza fornita dalla sanità pubblica. Attualmente, le due figure che si occupano dell’assistenza domiciliare di base delle persone non autosufficienti sono: l’operatore socio sanitario (anche specializzato) e il badante. L’Operatore Socio Sanitario è una figura professionale appartenente alle professioni socio sanitarie. Istituita dalla Conferenza Stato- Regioni del 22 febbraio 2001 ha sostituito, quasi totalmente, le vecchie figure del personale sanitario ausiliario prevista dal D.P.R. 27 marzo 1969 n. 128. La legge 1º febbraio 2006, n. 43 e la legge 11 gennaio 2018, n. 3 ne hanno ulteriormente specificato i compiti e le funzioni e nel gennaio 2019 la figura è stata istituita anche nel servizio di sanità militare delle forze armate italiane che, insieme all’Operatore logistico della sanità sostituisce quella dell’aiutante di sanità. Per avere la qualifica è prevista la frequentazione di un corso professionale di 1000 ore tra lezioni teoriche e tirocinio in strutture sanitarie e sociali. Al termine del corso è previsto un esame finale di fronte ad un’apposita Commissione, comprendente una prova scritta, una pratica ed una orale, con il superamento della quale si ottiene l’attestato di qualifica professionale valido su tutto il territorio nazionale. Le principali mansioni svolte da questa figura sono: aiuto a pazienti totalmente o parzialmente dipendenti nello svolgimento delle attività quotidiane quali: cure igieniche, vestizione e alimentazione. Si occupa, inoltre, della prevenzione delle “lesioni da pressione” (volgarmente note come piaghe da decubito). È in grado di rilevare i parametri vitali e svolge attività di sterilizzazione, sanitizzazione e sanificazione. L’OSS è quindi una figura di supporto che lavora sia in modo autonomo, collabora e coopera con le altre figure sanitarie. Il/la badante è una figura molto diffusa nell’assistenza domiciliare privata. Priva di un titolo professionale e di qualsivoglia preparazione tecnica, dovrebbe essere un mero sorvegliante “che bada” a persone anziane e a volte disabili. I compiti di un/a badante, oltre ad assistere la persona nelle attività quotidiane, sono la preparazione dei pasti e la pulizia della casa. Il/la badante ha diversi tipi di contratto. Troviamo badanti parttime, badanti notturni e quelli h24 detti convivente ai quali viene offerto vitto alloggio e stipendio mensile. Per quanto riguarda la pulizia degli ambienti e la preparazione dei pasti nulla da dire ma, nel momento in cui si sposta l’attenzione sull’assistenza alla persona non autosufficiente, sorgono degli interrogativi rilevanti. Prendiamo in esame la movimentazione e la mobilizzazione della persona. Ad esempio il/la badante che movimenta un paziente con protesi d’anca completa (artoprotesi), senza specifica formazione sulla biomeccanica di base, potrebbe provocare una lussazione o una sublussazione dell’anca, costringendo il mal capitato ad un nuovo ricovero ospedaliero. L’operatore che fornisce l’assistenza a domicilio dovrebbe avere anche formazione di primo soccorso, la capacità di affrontare una situazione di emergenza è fondamentale per garantire la sicurezza e la serenità nell’assistenza. Negli ultimi anni a causa della longevità dei nostri anziani che però, spesso, porta alla non autosufficienza, si è notato come sia aumentato esponenzialmente il numero di richieste di badanti su tutto il territorio nazionale, si stima che entro il 2030 saranno circa 500 mila in più (fonte Censis). I/le badanti sono per il 77,3% stranieri e la quasi totalità sono donne con un’età compresa tra i 36 e 50 anni. A questo punto bisogna cercare di capire quanti di questi badanti abbiano effettivamente la volontà di svolgere questo lavoro, ponendo in atto tutte le azioni necessarie per un’assistenza di qualità. Idealmente al/alla badante vengono richieste alcune peculiarità quali: empatia, pazienza, capacità comunicative poiché, alla base dell’assistenza domiciliare, c’è l’istaurazione di un rapporto di fiducia reciproca. Ci sono troppe persone che, non riuscendo a trovare altro impiego, “ripiegano” su questo tipo di attività, ignorando quasi completamente che non si tratta di un mero lavoro ma piuttosto di una vera missione sociale. Le pagine di cronaca sono piene di storie che dimostrano la mancanza di umanità legata a doppio filo a questa figura assistenziale. Si leggono titoli come “Anziani maltrattati e legati a letto”, “maltrattamenti su anziani: arrestata badante”, “La badante maltrattava gli anziani, ma era <<accreditata> dal Comune”. Le storie dietro a questi titoli di giornale fanno accapponare la pelle, le famiglie si fidano e si affidano a persone che, con l’inganno, riescono a carpire la loro fiducia per poi disattendere sotto tutti i punti di vista le aspettative sia delle famiglie che degli assistiti. Queste situazioni vanno a crearsi soprattutto in caso di badanti conviventi che, di fatto, acquisiscono un potere decisionale esclusivo, considerata la lontananza delle famiglie degli assistiti. Non che le violenze non possano aver luogo anche da parte degli OSS o degli infermieri ma questi, sono più formati allo stress lavoro-correlato (e al burn-out) ma soprattutto lavorano in strutture in cui non sono da soli e le violenze sarebbero (come spesso succede) scoperte più facilmente. Oltre ai problemi di violenze sugli assistiti ci sono anche da considerare i risvolti economici di un’assistenza domiciliare privata. Lo stipendio medio di un/una badante convivente non formata e assunta regolarmente si aggira intorno ai 1300 euro mensili (per un OSS si spenderebbe all’incirca la stessa cifra). molte famiglie, soprattutto in seguito alla crisi del mercato del lavoro collegata alla pandemia di Covid-19, si trovano ad affrontare non poche difficoltà economiche. Di conseguenza c’è un pericoloso gioco al ribasso per quanto riguarda questi servizi. Ovviamente un servizio pagato al ribasso, tende ad essere un servizio di scarsa qualità. Alla luce di quanto descritto la figura più adatta e qualificata per un’assistenza di qualità sarebbe, senza dubbio, l’Operatore Socio Sanitario. Trattandosi di una figura appartenente alla schiera delle professioni sanitarie, riceve specifica formazione per quanto riguarda la biomeccanica di base, la comunicazione, il sostegno psicologico, il primo soccorso, la cura e il trattamento delle principali patologie. malgrado la sua professionalità l’Operatore Socio Sanitario viene molto spesso confuso con un mero badante, buono solo a cambiare pannolini e imboccare i pazienti. Nonostante siano passati quasi vent’anni dall’istituzione, questa figura professionale è pressoché sconosciuta e sottovalutata, nel suo ruolo sia a domicilio sia nelle strutture sanitarie. La disinformazione e l’ignoranza porta le famiglie dei non autonomi a scegliere un’assistenza di bassa qualità, proprio perché non c’è percezione della preparazione tecnica di questa figura sanitaria. Se è vero che il medico cura la malattia e l’infermiere cura il paziente, l’OSS si occupa delle necessità fondamentali del paziente (cibo, pulizia, parametri vitali) e del suo spazio vitale. La badante che non è una figura sanitaria, cucina pulisce la casa, accompagna e fa compagnia. La scelta deve essere chiara, una persona (per cui senza patologie) può essere assistita da una badante, un paziente, invece, deve essere assistito da un Operatore Socio Sanitario.

di Mariagiovanna Matteis

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