La terra trema

La gente muore

Ogni tragedia è appunto una tragedia. Anche la morte di una sola persona è una tragedia e a seconda di quanto la stessa sia vicina a noi, impatta più o meno sulle nostre emozioni.

Però il paragone serve a far capire quanto sia immane un disastro: il terremoto dell’Aquila del 2009 fece oltre 300 morti e circa 1600 feriti (molti gravissimi), il terremoto in Turchia e Siria di morti ne ha fatti circa 45.000 (di cui circa 40.000 nella sola Turchia). Centocinquanta volte di più. Anche se non è possibile misurarlo – perché è davvero personale – si immagini la quantità di dolore che 45.000 morti provocano nelle anime dei sopravvissuti.

Sopravvissuti che non devono solo pensare a genitori, figli, parenti e amici morti, ma anche ai loro guai. In 200.000 circa non hanno più una casa. Peggio, non hanno più niente, eccetto i vestiti e la coperta da cui si riparano dal freddo.

Non aiuta sapere che le autorità turche hanno arrestato oltre 100 costruttori edili nelle dieci province colpite dal sisma. Si tratterebbe di persone legate agli edifici crollati e sospettate di non aver rispettato le normative edilizie del Paese che sono evidentemente inadatte alla sismicità dei luoghi e anche scarsamente controllate. Per non parlare della qualità dei materiali da costruzione, definiti dal Presidente degli architetti turco: “scadenti”.

I soccorsi Italiani

Le squadre USAR (Urban Search and Rescue – ricerca e soccorso in ambito urbano) dei Vigili del Fuoco, il personale sanitario e i funzionari del Dipartimento della Protezione Civile, immediatamente allertati sono partiti immediatamente e operando su due diversi scenari, nei pressi di Antiochia, in raccordo con le autorità locali e gli altri soccorritori internazionali, sono riusciti a trarre in salvo una manciata di persone. “Manciata” non è una “diminutio”, “manciata” rappresenta un miracolo e sinonimo di grandissima professionalità. Senza quest’ultima il risultato sarebbe zero. Salvare una persona sepolta sotto tonnellate di detriti non è come dissotterrare qualcuno dalla sabbia del mare ma come andarlo a prendere nell’anticamera dell’inferno.

I nostri soccorritori sono stati cosi bravi che  le Nazioni Unite hanno dato incarico ai Vigili del fuoco italiani di “coordinare i team Usar di Serbia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Hong Kong, Sudafrica, Slovacchia, Grecia, Argentina, Bahrain, con il supporto di Cina, Gran Bretagna e Oman”, per i soccorsi alle popolazioni terremotate di “Antiochia in Turchia”.

Il post terremoto

E’ partita la gara di solidarietà mondiale per una raccolta fondi che permetta di aiutare le vittime incolpevoli del disastro. Le vittime tuttavia affrontano ulteriori problemi, come se non bastasse il terremoto i siriani hanno grandi difficoltà ad accedere agli aiuti considerando che sono stretti tra le truppe di Assad e i “ribelli”, quest’ultimi formati anche da operativi dell’ISIS (pare che i media si siano scordati di loro definendoli solo come ribelli). I turchi, impegnati a gestire la macchina dei soccorsi non dimenticano di bombardare le zone curde non coinvolte, come altre zone, dal sisma. Le zone curde non risparmiate dal sisma (in Siria) invece devono affrontare il blocco degli aiuti imposto dall’esercito Turco ai confini. Chi sperava nel cessate il fuoco a causa del terremoto non ha avuto alcuna soddisfazione.

La sofferenza non ferma la guerra.

di Leandro Abeille

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