Dissalatori, una scelta obbligata

Le Nazioni Unite denunciano che la mancanza d’acqua riguarda 2 miliardi di persone nel mondo, con il rischio di un aumento della domanda idrica in parallelo all’intensificarsi degli effetti del cambiamento climatico.

La crisi idrica che quest’anno ha colpito la Sicilia non ha eguali. Per trovare un precedente, bisogna tornare al 2002. Per questo motivo la Regione sta pensando di riaprire i dissalatori, che erano stati chiusi nel primo decennio degli anni 2000, quando erano state costruite le nuove reti alimentate dai bacini. Nonostante l’Italia sia circondata dal mare – e nonostante la crisi idrica sia diventata ormai una realtà, soprattutto per quanto riguarda il settore agricolo – il nostro Bel Paese non ha ancora deciso di investire seriamente nei dissalatori che, grazie all’avanzamento tecnologico, ad oggi hanno un basso impatto energetico e ambientale rispetto agli anni passati e sono già presenti in 120 Paesi del mondo.

Arabia Saudita, Giappone, Australia, Israele e Corea del Sud sono tra le Nazioni che hanno investito di più sui dissalatori. I sauditi, ad esempio, coprono con l’acqua desalinizzata circa la metà della domanda di acqua dolce del loro Paese, in cui vivono 33 milioni di persone. Anche in altre zone del Medio Oriente e del Nord Africa gli investimenti in impianti di dissalazione sono in aumento.

Se siamo tutti d’accordo sull’importanza di rendere più efficiente il sistema idrico nazionale e ridurre gli sprechi, perché non investire di più nei dissalatori? Ci sono 340 impianti di dissalazione in Italia, per lo più di piccola dimensione e in gran parte fermi per via del costo dell’energia e degli impatti ambientali.

Tornando all’esempio siciliano, nell’isola non manca l’acqua ma mancano le infrastrutture per immagazzinarla, distribuirla, utilizzarla con efficienza e risparmio per poi depurarla. Attualmente, la maggior parte dei dissalatori in Italia si concentra su strutture di dimensioni ridotte o medie, molte delle quali forniscono acqua potabile a settori industriali e turistici, inclusi hotel e resort. Il più grande impianto di desalinizzazione presente nel Mediterraneo si trova nella provincia di Cagliari, a Sarroch. Al momento viene utilizzato per fornire acqua desalinizzata di alta qualità alla raffineria di petrolio della Sarlux ma ha già il potenziale per fornirne l’acqua potabile a buona parte della popolazione limitrofa.

Si prevede che le prossime generazioni di dissalatori sfrutteranno l’intelligenza artificiale, useranno membrane autopulenti e non produrranno rifiuti, poiché la salamoia verrà completamente riciclata. Sono già stati testati alcuni prototipi capaci di realizzare queste innovazioni e sono pronti per essere implementati su larga scala anche in Italia.

La dissalazione dell’acqua non può essere l’unica soluzione al problema della siccità, ma potrebbe servire in caso di nuove future crisi idriche ad evitare che altre capre in futuro debbano abbeverarsi in una pozza di fango…

La Direttrice Responsabile
Veronica Rodorigo

 

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