Allarmi e ipocrisia

Allarmi e ipocrisia

Dov’è finito l’inverno? Il clima è stravolto ed è già allarme siccità in diverse regioni d’Italia. Dalla Sicilia alle Alpi, mancano neve e acqua a causa di temperature alte e precipitazioni scarse. Nella Pianura Padana il livello di inquinanti è alle stelle. Per non parlare degli incendi, più frequenti e disastrosi, e degli alti livelli di sostanze nocive nell’aria. Il ghiacciaio di Dosdé Est in Alta Valtellina si è ritirato di 1 chilometro dal 1932. Il ghiacciaio della Marmolada si è dimezzato nel corso degli ultimi 25 anni e, se il ritmo di scioglimento proseguirà alla velocità attuale, sparirà del tutto entro la fine del secolo.
I ghiacciai di tutto il mondo stanno perdendo enormi quantità di ghiaccio, le montagne si stanno riscaldando al doppio della velocità rispetto alla media globale. E visto che il mondo continua a diventare sempre più caldo le Alpi sono destinate a diventare sempre più verdi, con conseguente perdita importante di ecosistemi e rifletteranno meno la luce del sole, portando a un ulteriore aumento delle temperature che causerà un ulteriore restringimento del manto di neve riflettente; si assisterà ad un incremento nello scioglimento del permafrost e dei ghiacciai, aumentando il rischio di valanghe, cadute di massi e smottamenti in area montana, mettendo a rischio le risorse locali e anche il turismo. Gli effetti del riscaldamento globale sono sempre più tangibili, e la situazione delle Alpi è soltanto uno degli scenari più allarmanti.
«Il mondo deve agire in questo decennio per prevenire il peggioramento degli effetti del cambiamento climatico – ha affermato Antonio Guterres in occasione della presentazione del rapporto sul clima – Se non agiremo subito gli effetti del riscaldamento globale sono destinati a farsi sempre più drammatici non soltanto sulle Alpi».
Il recente rapporto delle Nazioni Unite sul clima ha confermato che gli ultimi 7 anni sono stati i più caldi di sempre: i ghiacciai del pianeta hanno perso dal 1950 oltre 33 metri di spessore, e gran parte dello scioglimento, il 76%, è avvenuto a partire dal 1980. Il report indica chiaramente un’accelerazione del fenomeno e al monito dell’ONU si aggiungono i risultati del recente studio sulla situazione delle Alpi. Oggi l’Artico si sta riscaldando due volte più velocemente di qualsiasi altra parte della terra e il ghiaccio marino sta diminuendo di oltre il 10% ogni dieci anni.
Da decenni gli scienziati allertano i governi sul riscaldamento climatico causato dall’uomo. Non possiamo ancora fare a meno dei combustibili fossili? Proviamo almeno a ridurne il consumo. Paesi come la Cina e l’India non hanno intenzione, almeno nel breve periodo, di fare a meno di fonti inquinanti. L’Occidente non può obbligare le altre parti del mondo a cambiare direzione, ma può far prendere consapevolezza che investire nelle energie rinnovabili è sia redditizio che salutare.
Perché se gli attivisti climatici di Ultima Generazione bloccano le strade per sensibilizzarci sui danni del cambiamento climatico e la debolezza delle nostre politiche di uscita dai combustibili fossili, sono degli “ecovandali”, vengono portati via dalla polizia e finiscono accusati di reati gravi, mentre se a protestare sono gli agricoltori si cerca di comprenderli e assecondarli per carpirne il favore e quindi il voto alle prossime elezioni? Gli agricoltori chiedono, da un lato, aiuti per i danni che il cambiamento climatico sta arrecando al loro lavoro (siccità e alluvioni) e, dall’altro, protestano proprio contro alcuni provvedimenti per contrastare il cambiamento climatico – come la legge europea per ripristinare la natura in certe aree, o la fine dei sussidi per il gasolio decisa in Germania – provvedimenti che sono per loro un costo in più. Insomma la protesta è sia contro il cambiamento climatico che contro le misure per contrastarlo. In questa contraddizione la politica dovrebbe favorire una vera transizione ecologica, aiutando gli agricoltori a uscire da una economia fossile per entrare in quella delle rinnovabili e noi dovremmo finirla con l’ipocrisia che ci fa chiamare “ecovandali” gli attivisti del clima.

La Direttrice Responsabile
Veronica Rodorigo

 

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