
“L’Italia dei fuochi”: dove la salute non è un diritto
L’abusato concetto di sicurezza non sembra abbracciare tutti i contesti che prevedano la sicurezza e la salute dei cittadini. Di questi tempi la questione securitaria privilegia soprattutto quelle tematiche che si presentano come le più “sentite” dai cittadini: il borseggio nelle metro nelle grandi città, il fenomeno delle baby gang a Nord, il contrasto generalizzato alle occupazioni abusive, i migranti… insomma, i sempreverdi “bocconcini” di un populismo intramontabile e, ad oggi, addirittura imperante nelle politiche dei principali governi occidentali. Per quanto ci riguarda, ora che siamo (più) formalmente uno Stato in guerra, aumenterà anche la presenza delle Forze armate e di polizia sulle strade e sui luoghi c.d. “sensibili”. D’altronde, è inutile nasconderlo, molti cittadini vogliono proprio questo.
Tuttavia, in un rinnovato clima da “caccia alle streghe e agli eretici”, mentre gli ospedali, le scuole, i servizi pubblici versano in condizioni sempre più critiche, ci sono alcune zone del nostro Paese che continuano ad essere completamente abbandonate a sé stesse. Alcune hanno una storia di lunga data, hanno assistito al susseguirsi di diversi governi, amministrazioni locali, hanno visto insediarsi commissari straordinari, uomini dello Stato, della magistratura… eppure sono ancora lì, tra rifiuti ed esalazioni tossiche, tra mala politica e criminalità organizzata. La lente punta inesorabilmente verso il Sud dello stivale ma il fenomeno dello smaltimento illegale dei rifiuti, e degli “ecoreati” in generale, interessa ormai tutta la Penisola; un fenomeno devastante, che unito alla incessante cementificazione delle aree verdi, all’inquinamento atmosferico, alla siccità, al rischio idrogeologico e sismico di alcune zone, rappresenta l’ennesima spada di Damocle che si va ad aggiungere ai tanti problemi che attanagliano il nostro Paese e ……
di Mattia Picchi
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