Lasciarsi

Lasciarsi

E’ come morire

Lasciarsi non fa piacere a nessuno. Quando si arriva al punto di non ritorno è bene non continuare a farsi del male, è meglio per i soggetti coinvolti che però, il più delle volte, impongono questo “meglio” anche alla prole. Se i figli più grandi sopportano più tranquillamente la separazione dei genitori, la stessa cosa non si può dire per i figli più piccoli. Per gli infanti la “separazione” è un fatto naturale, nel senso che praticamente non si abituano alla compresenza dei due genitori e di conseguenza, non sentono quasi lo stress proveniente dalla separazione familiare.

Realtà

Che lasciarsi non faccia piacere a nessuno, non è proprio vero. Generalmente fa più piacere ad uno e dispiacere all’altro. Chi lascia si “libera”, chi viene lasciato si intristisce. Da quel momento entrano in gioco tutta una serie di vendette e ripicche che neanche Emily Brontë immaginerebbe.

I separandi arrivano a taglieggiarsi, estorcersi e qualche volta ad uccidersi. Eppure uno dei due dovrebbe essere contento, tuttavia durante la separazione può accadere che il sentimento di amore che i due si erano (anche per anni) ripromessi diventi odio, mischiato a furia cieca. La comunicazione diventa distruttiva, cattiva, tagliente. In questo – bisogna dirlo – il primo posto va al “gentil sesso” mentre l’uomo indietro di molte, moltissime, posizioni, la violenza la agisce, non potendo competere comunicativamente. Fino a che i due (fortunatamente) non si sono riprodotti, con il tempo che passa e l’arrivo di nuovi partner, il conflitto si risolve – il più delle volte – senza troppi drammi. Quando in mezzo ci si ritrova la prole tutto si trasforma.

I bambini diventano terra di conquista per un odio che prosegue nel tempo, stante il continuo legame che lega i due ex. Ovviamente i due ex si distruggono e ne soffrono i figli che sono strattonati da una parte e dall’altra, con continue svalutazione di un genitore da parte dell’altro.

Non aiutano quegli avvocati che, in nome dell’esclusivo interesse dei loro clienti, non disdegnano di perseguire pratiche temerarie quali denunce per maltrattamenti o minacce che i ¾ delle volte per i maltrattamenti e l’85% delle volte per le minacce non arrivano a condanna. All’interno delle mancate condanne, un numero pauroso di false denunce. Dovrebbe passare l’idea che l’interesse del cliente non è solo la sostanza di un assegno che permetta una vita agiata ad uno ed una vita misera all’altro, ma una vita tranquilla ad entrambi che sia basata su una parola importata dalla common law: “equity”.

Tuttavia, come diceva Marlene Dietrich: “quando l’amore è finito, gli alimenti colmano il vuoto“.

Tirarsi gli stracci

Quando, quelli che, fino a qualche mese prima, avevano costituito la “società naturale” sancita dalla Costituzione, finiscono di tirarsi gli stracci per passare allo sterco, si innescano altri problemi per la prole. Iniziano le consulenze psicologiche sulla capacità genitoriale, le visite protette con gli assistenti sociali e tutta quella serie di attività – importantissime – quando però – davvero – i genitori sono clinicamente instabili. Il problema è che troppo spesso non si tratta di persone disturbate ma di odiatori seriali che hanno in mente solo l’annientamento dell’altro. Non hanno nulla di patologico, sono solo incattiviti. In questa fase l’opera di mediazione da una parte e di consulenza familiare (che può anche iniziare molto prima) dall’altra, aiutano a disinnescare le cattiverie sulla scorta de la “Guerra dei Roses”. Disinnescare i conflitti ad opera di personale adeguatamente formato (e non necessariamente psicologi troppo addestrati a diagnosticare malattie mentali) e di mediatori che trovino il giusto compresso economico, in nome di una soluzione equa per tutti, porterebbe grandi benefici nel mondo dei separandi e dei separati che si stanno invece organizzando ed arroccando su posizioni estremiste.

La legge 56/2006

E’ una legge di grandissima civiltà che l’Italia ha promulgato con colpevole ritardo rispetto al resto dell’Unione Europea ed ha il fine dichiarato di sancire che “Anche in caso di separazione  personale dei genitori il figlio minore ha il diritto di mantenere  un  rapporto  equilibrato e continuativo con ciascuno di essi,  di  ricevere  cura,  educazione  e istruzione da entrambi e di conservare  rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale”. E’ doveroso dire che questa legge non è osteggiata dai padri ma da associazioni di madri che ne vorrebbero l’abrogazione. Madri che vedono sempre nei padri un “narcisista manipolatore”, negli psichiatri infantili (i consulenti tecnici) e dei giudici coloro che agiscono una sorta di “violenza istituzionale” contro di esse, il cui legame con i figli “deve” essere superiore a qualsiasi altro. Padri compresi. Più i genitori, allo scopo di farsi male, continueranno a tentare di annichilire l’altro, più i figli soffriranno con conseguenze catastrofiche per la loro psiche. A nessun figlio piace perdere la quotidianità con un genitore ma quando poi è costretto ad andare in una casa famiglia, perché i due vogliono farsi del male sulla sua pelle, diventa ancora più difficile.

Le cose da evitare

La separazione è il secondo dolore più grande, dopo la perdita del coniuge (amato). Non è un lutto da prendere alla leggera ma da elaborare pienamente.

E’ bene dire che nessuna persona sana di mente farebbe un figlio con una persona che non lo è. Da questo, se si è generato un figlio con qualcuno che era considerato sano, non è diventato un pazzo qualche anno dopo. Probabilmente è molto arrabbiato ma non ha alcuna patologia. Evitare le accuse a sfondo psicologico tra ex sarebbe sempre un buon inizio.

Uccidere l’altro psicologicamente, tramite la leva economica crea un nemico. Permettere all’altro di vivere dignitosamente rinunciando a qualcosa di possibilmente superfluo sarebbe un buon inizio. Trovare un lavoro per mantenersi e per mantenere  – al meglio – la prole è sempre una buona idea.

Imbrogliare sulle spese extra, non consegnare copia dei documenti dei bambini, prendere decisioni unilaterali sulla vita dei figli (gite, scuole private, sport, corsi extracurriculari), “far ammalare” i figli quando è il turno dell’altro genitore, parlare in termini sprezzanti e non veritieri – dell’altro – ai figli, non recapitare posta o passare telefonate, sono comportamenti prodromici alla continuazione dei conflitti. I figli posso andare a casa dell’altro anche con un po’ di raffreddore e per lo stesso problema non hanno bisogno di visite cardiologiche private.

Portare frequentemente e per lunghi periodi il nuovo partner nella casa comune, magari pagata ancora dall’ex, non stimola sentimenti di simpatia ed amore universale.

Concludendo

Se “rifarsi una vita” può essere un buon viatico, c’è da ricordarsi che i figli devono comunque mantenere rapporti stabili e soddisfacenti con l’altro genitore. Entrambi i genitori sono importanti e uguali. Non ce ne deve essere uno più “uguale” dell’altro. Bisognerebbe ricordarsi che il figlio è proprio nel senso che è stato generato e non che appartiene ad uno o all’altro. Nessun essere umano può essere di proprietà, figli compresi.

di Leandro Abeille (sociologo)

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