La tempesta perfetta

La tempesta perfetta

Qualsiasi disaster movie condito di guerra futuribile, inizia – per giustificare le distruzioni che avverranno nel corso del film- con una crisi economica, una guerra che ne provoca altre o con una pandemia. Le abbiamo tutte, davvero.

Tamburi di guerra

Sembriamo non accorgerci che si stanno delineando, su scala internazionale, una serie di “punti di non ritorno”, dai mercenari occidentali che combattono contro i russi in Ucraina, alle esercitazioni congiunte tra gli eserciti di Russia, Cina e India, alle esercitazioni e contro esercitazioni intorno a Taiwan, al divieto di attracco per le navi militari USA nelle isole Salomone. Tutte anticamere di pretesti per far saltare gli equilibri di una zona e iniziare un conflitto armato. I media main stream fanno passare quasi inosservati questi segnali abbastanza gravi, pari a quelli della pandemia con un governo che rassicurava i cittadini ma che non aveva idea di come affrontare una malattia che ha fatto, solo in Italia, 180.000 morti.

Nell’ordine, abbiamo sostenuto l’Ucraina contro la Russia non pensando che con questo paese avevamo in piedi accordi commerciali importanti, primo di tutto il gas. Si sa, gli italiani preferiscono non avere l’aria condizionata d’estate e il riscaldamento d’inverno pur di non far cedere il Donbass ai russi. Perché i russi storicamente fanno cosi, iniziano dal Donbass e poi ti invadono S. Marino, Rimini e Riccione. Se non li fermi a Pesaro ti giochi anche il Gargano.

Gas

Nel frattempo le compagnie petrolifere/energetiche, che comprano gas allo stesso prezzo per lunghi periodi, hanno continuato a comprare il gas a poco per rivenderlo ai cittadini al prezzo (molto più alto di mercato), li chiamano extraprofitti, un ministro della Repubblica li ha chiamati “truffa”. In tutto questo il governo per aiutare i cittadini che pagano il diesel più della benzina – fatto mai successo e anche “tecnicamente” poco sostenibile – ha eliminato qualche spicciolo di accisa. Ovviamente l’esecutivo si è mosso subito per trovare nuove fonti di gas. Titoloni sui giornali, l’Algeria ci salverà. Non è dato sapere se ci scalderemo con il gas algerino, in compenso è partito il razionamento: quest’inverno termosifoni giù di un grado e un’ora in meno. Potremmo produrre il Biogas ma le nostre centrali sono incartate dalla burocrazia, potremmo prenderlo in Adriatico ma dopo aver fermato le trivelle ci è stato detto che in fondo il gas sotto l’adriatico è poco. Nessuno che si sia degnato di avvisare i Croati, che invece trivellano beatamente.

I “fratelli” Europei

Soffriremo un po’ il freddo ma tutta l’Europa sarà al fianco degli Ucraini resistendo ai tagli Russi al gasdotto Nord Stream. Non tutta l’Europa l’Ungheria si è svincolata e ha preso accordi diretti con Gazprom, avrà il gas ad un prezzo concorrenziale, più basso di quello che la signora Von der Leyen vorrebbe unilateralmente pagare ai russi (ma non agli altri fornitori). Perché in realtà gli indiani ad esempio (e quegli amiconi – esempi di democrazia – dei cinesi) comprano petrolio a basso costo dai Russi e lo rivendono maggiorato a noi. Meraviglie del mercato globale e delle sanzioni. Nel frattempo la TAP funziona a pieno regime, è una fortuna avere questo gasdotto che trasporta gas azero. C’è chi non lo voleva per “proteggere gli ulivi pugliesi”- dicevano. Ulivi illesi dalla Tap e sterminati dalla Xylella.

Gli italiani sono furbi però, sapendo di dover pagare troppo il riscaldamento hanno fatto affidamento al pellet che non viene dalla Russia. Il pellet (quello buono) viene da Germania, Austria e Canada. Germania ed Austria (che hanno iniziato a tagliare molta più legna) non vendono più in Italia. Rimane il Canada, le cui esportazioni sono oggetto di speculazioni al limite dell’estorsione. Risultato: il pellet al dettaglio costa sui 14/15 euro, rispetto ai 6/8 del 2021.

Che ci faremo con tutta questa legna in Italia, le foreste sono aumentate di numero negli ultimi 40 anni, ma non abbiamo produttori di pellet, eppure di legno ne lavoriamo tanto. Non il nostro però.

Politica energetica

Ci avrebbero dato una mano le centrali nucleari ma noi italiani siamo bravissimi a tagliarci le nostre gambe perché quelle degli altri hanno inciampato. Ora che anche l’Europa mette tra le fonti “green” il nucleare, c’è chi critica le centrali di IV generazione (le più green e sicure), solo perché sono agli inizi e stanno passando dalla fase di sperimentazione a quella di messa in opera. Tuttavia, il nucleare di IV generazione esiste e ne stanno iniziando la costruzione (guarda caso in Cina) delle prime centrali.

Si scopre pure che la tanto paventata siccità non è mai esistita. E’ vero che gli invasi erano vuoti, che in qualche città l’acqua è stata razionata ma si è scoperto (leggerete l’articolo su questo numero) che non dipende tanto dalle precipitazioni (in Italia sempre abbondanti) ma dal modo ridicolo che abbiamo di governare l’acqua. Viene da pensare che se non siamo capaci di farlo con l’acqua come pensiamo di farlo con un popolo.

Al voto

Arriviamo alle elezioni che vede il M5S finalmente compattato dopo che gran parte dei suoi eletti ha trovato altri “rifugi”, gli stessi in cui aveva giurato e spergiurato di non volervi accedere, una sinistra che unisce diverse anime e che ha più piagnistei che soluzioni, una destra che ha soluzioni ma non ha la forza di metterle in pratica per non creare malumori tra i suoi sostenitori.

Votate chi vi pare ma rendetevi conto che abbiamo bisogno di un governo coraggioso tanto da fare la voce grossa con le compagnie energetiche e i loro extraprofitti, con gli imprenditori disonesti che, strozzano i lavoratori e piangono miseria a bordo degli yacht da 60 metri, con i cittadini che cercano solo diritti e rifiutano i doveri e intanto truffano con il 110%, con l’Europa sempre pronta a bacchettare i PIGS ma sempre di manica larga con altri paesi, sorda e cieca quando questi paesi mettono in campo politiche egoistiche, con sé stesso perché non si possono fare proclami che rimangono lettera morta.

Auguriamoci un governo coraggioso, perché la situazione è critica.

di Leandro Abeille

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