La polizia predditiva

La polizia predditiva

Il futuro è oggi

Prevenire il crimine attraverso l’analisi dei dati

Studiare i crimini passati per prevenire quelli futuri, è questa una delle frontiere dei moderni investigatori che, attraverso l’utilizzo di appositi software di previsione statistica, analizzano i dati raccolti sulla scena del crimine estrapolandone informazioni utili per anticipare il verificarsi di nuovi reati ed attuare idonee attività di contrasto.
La nascita dell’analisi del crimine risale al 1842, anno in cui, all’interno del London’s Metropolitan Police, fu istituita una sezione investigativa incaricata di utilizzare il riconoscimento di “modelli” per prevenire e risolvere i crimini di polizia, mentre una prima raccolta organica di dati finalizzati all’elaborazione di statistiche in materia criminale ebbe inizio nei primi del 900 in America a cura del Federal Bureau of Investigation (FBI), che ancora oggi raccoglie e pubblica annualmente i dati ufficiali sulla criminalità.
Il passo avanti nell’intelligence criminale, ovvero la raccolta, l’elaborazione e la condivisione dei dati su crimini e criminali, si è avuto con l’informatizzazione e la diffusione di massa di tecnologia, alle quali è corrisposto un aumento delle quantità e della velocità di produzione di informazioni (dati) disponibili, nonché la capacità di gestione ed archiviazione delle stesse, che hanno superato il concetto del tradizionale archivio espandendolo al mondo dei megadati o c.d. “Big Data”.
I big data vengono generati a ritmo incessante dagli esseri umani e dalle invenzioni tecnologiche al loro servizio, tra le quali un ruolo primario spetta al mondo digitale della rete Internet (social media, siti web) e della derivata “Internet of things” (IoT), la rete di connessioni ed interazioni dei dispositivi elettronici che utilizziamo quotidianamente.

Nella mente del criminale

Il fondamento alla base dei modelli di “polizia predittiva” è che anche il processo decisionale criminale si basa su un calcolo decisionale dell’autore sull’opportunità di successo dello stesso, pertanto, elaborando i dati che influenzano la scelta, la polizia potrà imitare la selezione dell’obiettivo ed agire di conseguenza.


La scienza di settore collega, infatti, la realizzazione di un crimine da parte dell’autore, alla presenza di specifici fattori che devono coesistere, ossia: la disponibilità di un adeguato bersaglio (c.d. “suitable target”), sia esso un luogo, un oggetto o una persona di interesse per il criminale; l’assenza di un controllore idoneo a prevenire o dissuadere il verificarsi dell’evento (c.d. “capable guardian”), sia esso umano (es. forze dell’ordine o vigilantes) o tecnologico (es. antifurto o sistema di videosorveglianza) e la presenza di un aggressore (c.d. “likely offender”).
Queste interazioni possono essere positive o negative e la decisione su quali includere nei modelli di contrasto, è guidata dalla “chiave di ricerca” inserita dall’operatore, potenzialmente, può essere previsto un “modello” per ogni tipo di crimine (furti, omicidi, aggressioni sessuali) poiché, il verificarsi di ciascuno è meglio previsto da un diverso insieme di variabili (tempo, luogo e tipo di crimine), difatti alcuni reati, hanno maggiori probabilità di verificarsi in aree densamente popolate (es. crimini contro il patrimonio), mentre altri al contrario in zone appartate (es. crimini sessuali).
Per prevedere il “luogo del reato” l’analista di dati opterà per un’analisi dello spazio, il cui modello preminente è la c.d. “hot spot analysis”, una tecnica di rappresentazione grafica che attraverso dei “punti” su una mappa permette di individuare le aree dove si sono verificati dei reati e quelle che, in base a determinati indicatori (es. presenza di bersagli o di vie di fuga), hanno una maggiore probabilità di criminalità rispetto alle aree circostanti, così come sperimentato con successo ad esempio dalla polizia di Londra nel contrasto alle brutali aggressioni con acido finalizzate alle rapine dei telefoni cellulari.
Se invece si volesse prevedere non solo il luogo, ma anche il “momento” in cui vi sia la possibilità del verificarsi di un crimine si effettuerà un’analisi del tempo e dello spazio, attraverso i c.d. “modelli temporali della criminalità”, che illustrano come l’incidenza della criminalità in una determinata area muti nel tempo, evidenziando luoghi e tempi più favorevoli al crimine (es. i giorni di paga delle pensioni o l’orario in cui vi è il maggior incasso nei negozi), la cui attuazione pratica ha ad esempio nel prevenire e reprimere il fenomeno delle rapine presso determinati obiettivi (farmacie e uffici postali).
Un altro strumento a disposizione degli operatori di settore è infine la c.d. analisi delle relazioni sociali (o social network analysis – SNA), basata sulle variabili relazionali che interessano il rapporto tra più individui (come frequentazioni, amicizie, legami famigliari, coinvolgimenti in atti criminali, affiliazione con un’organizzazione), consente di “mappare” i collegamenti interpersonali  ed estrarre informazioni utili ed utilizzabili per le indagini, come – ad esempio – identificare i vertici e/o i membri di organizzazioni criminali.
In tutto il mondo è in corso da anni la sperimentazione sul campo di vari software predittivi in ambito criminale che hanno ottenuto ottimi risultati nella prevenzione e nella relativa riduzione di alcuni reati, tra questi il più noto e diffuso è l’americano “Palantir Gotham”, software in uso a forze di polizia ed intelligence di diversi Paesi nel Mondo, salito all’onore delle cronache per aver contribuito alla lotta ai cartelli del narcotraffico ed al terrorismo (sembra abbia localizzato l’ultimo nascondiglio di Osama Bin Laden).


Dal “vecchio continente” arrivano i software spagnoli che tramite algoritmi di analisi testuale, scompongono le dichiarazioni testimoniali per provarne la veridicità (“VeriPol”) e che in occasione della sottoposizione di una denuncia per maltrattamenti, abusi o minacce, ne verifica l’autenticità elaborando nel contempo un profilo di rischio, al quale corrisponderanno poi determinate misure di intervento (“Viogén”), il tedesco “Precobs” che elabora schemi ricorrenti sul dove e quando avverrà il prossimo crimine e gli italiani “XLAW” e “KeyCrime”, entrambi sperimentati con successo in diverse Questure d’Italia.


L’attività di “intelligence criminale”, ovvero la raccolta trattazione e condivisione dei dati su crimini e criminali, è invece demandata sulla base delle proprie legislazioni, in generale alle singole autorità locali e statali, mentre, a livello sovrannazionale, è affidata all’Organizzazione internazionale di polizia criminale (INTERPOL , la quale acquisisce informazioni personalizzate dettagliate sul conto di criminali noti, vittime e tipo di reato mettendo i relativi dati a disposizione delle forze di polizia dei Paesi membri (attualmente annovera 194 paesi nel mondo tra cui l’Italia).
Concludendo, le tecniche di polizia predittiva sono un potente strumento di ausilio alle forze dell’ordine nella lotta al crimine e nel mantenimento della sicurezza pubblica, giacché, come visto, offrono la possibilità di elaborare strategie di prevenzione criminale mirate, in grado di reprimere, prevenire o comunque rendere più difficile la commissione di determinati reati, anche mettendo in relazione fatti e informazioni apparentemente non correlati.

di Alessandro Galli

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