Vaccini CoViD-19: tra errori di approvvigionamento e paure irrazionali

Vaccini CoViD-19: tra errori di approvvigionamento e paure irrazionali

La corsa per arrivare all’immunità di gregge

Il tema Sanitario che in questa fase attuale interessa maggiormente l’opinione pubblica è diretto alle modalità in cui si reagirà  agli errori di approvvigionamento a livello della Comunità europea, ormai resi ufficiali con la rivisitazione dell’organizzazione Nazionale su tale tema, tramite le strategie messe in atto dal Nuovo Governo. Analizzando con le comuni tecniche reattive del Risk Management Sanitario possiamo affermare che sicuramente gli errori di approvvigionamento a livello Nazionale partono da lontano e che i contratti stipulati dall’ Europa, non garantivano i rifornimenti nei tempi previsti. A tutto ciò si è aggiunta una serie di errori strategici a livello nazionale, che hanno comportato un clima di aumentata diffidenza nei confronti della validità della programmazione della  vaccinazione, alimentata ulteriormente da frange di scettici e di no-vax.

Approvvigionamento dei vaccini e degli anticorpi monoclonali

La totale mancanza di un piano “B”, rispetto ai rifornimenti e ai contratti stipulati dall’Europa con le Aziende produttrici, anche tramite contratti alternativi di copertura stipulati direttamente dallo Stato Italiano, ha determinato un notevole ritardo nella campagna vaccinale. Si è altresì aggiunta una diffusione informativa dei media non ben orientata e monitorizzata dagli organi istituzionali preposti sulla validità di alcuni vaccini rispetto ad altri: Pfizer e Moderna versus AstraZeneca; alimentando il dubbio che altri vaccini che stanno per essere approvati dall’EMA (Johnson & Johnson e Reithera in estate) siano molto più validi anche per le copertura delle varianti.


Viceversa – da alcune fonti – si è anche arrivati ad insinuare il dubbio, se abbia senso investire con un anno di ritardo su un vaccino tutto italiano (Reithera) con una tecnologia identica a quella già approvata di AstraZeneca. Ci si chiede quali siano le motivazioni che spingano non stanziare quelle risorse per incrementare la produzione di quest’ultimo o per dotare anche il nostro Paese della tecnologia necessaria per la produzione di vaccini mRNA. Implementare in Italia la ricerca e la produzione in questo campo è essenziale anche per non dipendere da risorse e rifornimenti che ormai troppo spesso giungono dall’estero e per dare una necessaria svolta con fondi dedicati alla Ricerca ultimamente troppo trascurata nel nostro Paese.


E ancora, nonostante l’entusiasmo mediatico sulla terapia anticovid, con anticorpi monoclonali, si è aperta una forte discussione negli ambienti scientifici, visti i risultati ancora non certi, di questi farmaci, soprattutto rispetto alla possibile “perdita di efficacia” rispetto a varianti Covid19 già presenti in Italia. Secondo dati ed evidenze ancora in fase di ulteriore approfondimento gli anticorpi monoclonali risulterebbero molto validi nella fase iniziale del decorso per prevenire gli ulteriori sviluppi del Covid19, non altrettanto nella fase conclamata per pazienti gravi in terapia intensiva, per cui sarebbe utile usare questa risorsa attualmente a disposizione approfondendo anche con ulteriori studi gli aspetti legati alle varianti.


§Il clima di incertezze e nella prima fase di vaccinazione si sono registrati sia dei mancati assensi alla vaccinazione, da parte di una minima parte del personale sanitario, di cui forse troppo si è discusso, sia una corsa alla vaccinazione da parte dei cosi detti “furbetti” che hanno approfittato di un mancato e adeguato controllo e monitoraggio dei requisiti dal punto di vista amministrativo.

Le strategie future

Le risoluzioni a tale situazione potranno pertanto essere raggiunte con un cambio di rotta rispetto alle strategie messe in atto precedentemente, che dovrà tener conto di interventi  per implementare il rifornimento sicuro delle dosi di vaccini, sia provenienti dalla Comunità Europea – come già preannunciato con una rimodulazione delle quote nazionali – che dovrebbero dare all’Italia una fetta più grande, sia attivando la produzione da parte delle industrie farmaceutiche italiane con l’acquisto di brevetti  delle varie Aziende che attualmente producono vaccini (Pfizer- Moderna – AstraZeneca – Sputnick dopo rapida approvazione EMA)
A questa fase dovrà seguire l’attuazione reale del crono programma delle persone da vaccinare secondo le priorità già rimodulate e stabilite, secondo schema sottostante, usufruendo del personale sanitario già arruolato, con bandi specifici della Protezione Civile e medici di famiglia e farmacisti . Necessita naturalmente che venga riverificato che tutto il personale sanitario e non sanitario a contatto con i pazienti compreso cliniche e studi medici privati sia vaccinato e ove non disponibile a farsi vaccinare venga messo a disposizione per esercitare altre mansioni al fine di evitare che come purtroppo è avvenuto possano esserci problematiche di contagio.

Una volta vaccinato tutto il personale sanitario e non sanitario a contatto con i pazienti, gli ospiti delle RSA, e gli ultra ottantenni, priorità di somministrazione potrà essere considerata, per il personale scolastico e universitario docente e non docente, per le Forze armate e di Polizie, per i setting a rischio quali penitenziari e luoghi di comunità e per il personale di altri servizi essenziali e a seguire il resto della popolazione.
Le categorie di priorità dovrebbero seguire questo schema:

Categoria 1. Le persone estremamente vulnerabili, intese condizioni che per danno d’organo pre-esistente, o che compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 particolarmente elevate di sviluppare forme gravi o letali di dai 16 anni di età;

Categoria 2: Le persone di età compresa tra 75 e 79 anni;

Categoria 3: Le persone di età compresa tra i 70 e i 74 anni;

Categoria 4: Le persone con aumentato rischio clinico se infettate da SARS-CoV-2 a partire dai 16 anni di età fino ai 69 anni di età

Categoria 5: Le persone di età compresa tra i 55 e i 69 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico;

Categoria 6: Le persone di età compresa tra i 18 e 54 anni senza condizioni che aumentano il rischio clinico.

Per le categorie dalla 1 alla 5 dovrebbe offerti i vaccini a RNA mentre il vaccino di AstraZeneca alla categoria sarebbe riservato alla categoria 6.

Per la logistica si dovrà tenere conto che per la vaccinazione di massa potranno essere dedicati spazi oltre che in ospedali e ambulatori pubblici anche in farmacie e in palestre e stadi, non perdendo tempo e risorse economiche per creare situazioni logistiche diverse. Da ultimo si rappresenta la necessità di una piattaforma digitale unica per le prenotazioni, un call center e somministrazioni 24 ore su24.
Solo adottando tali accorgimenti seguiti da una idonea campagna informativa alla popolazione potremmo dire di avere intrapreso la strada giusta per combattere definitivamente il Covid 19 ed essere pronti con piani pandemici adeguati e non improvvisati  ad eventuali e non augurabili situazioni future, aumentando la fiducia dell’opinione pubblica verso le istituzioni, con atti sicuri e documentabili per gli scettici che li aiuterebbe a non farsi influenzare dagli antivaccinisti e no vax le cui argomentazioni possono risultare appetibili da una platea di persone impaurite ed un po’ credulone ma non hanno nulla di scientifico e soprattutto di vero.

di Pietro Pugliese

(Medico specialista in Anestesia e Rianimazione e terapia del dolore, Medicina Aeronautica e Spaziale, vis. Prof. Risk management Università Campus Biomedico Roma, Mediatore professionista per responsabilità medica e sanitaria, Membro commissione AIDS e malattie infettive Regione Veneto.

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