Alienazione Parentale

Alienazione Parentale

Per alcuni non esiste

In filosofia per alienazione si intende il processo per il quale ciò che originariamente appartiene all’uomo ed è opera sua, gli diviene alieno ed estraneo.
Un figlio è spesso quanto di più intimo sentiamo nostro, frutto del nostro amore e da noi generato.

 Genitorialità

La genitorialità a sua volta è una parte fondamentale della personalità di ogni individuo, si forma già nell’infanzia con l’interiorizzazione di aspettative, desideri e fantasie dei genitori nel cosiddetto “genitore interno”. Un genitore che si attiva con la nascita di un figlio attraverso varie funzioni: protettiva, affettiva, regolativa, normativa ecc. tutte funzioni che determinano un legame di appartenenza reciproca caratterizzata dagli aspetti relazionali che sono alla base di un percorso comunicativo dinamico ed evolutivo che segue la crescita del bambino.

La genitorialità è un percorso difficile perché crescere un figlio significa avventurarsi per un territorio inesplorato, con eventi imprevedibili con in quali non sempre si sa come comportarsi e con spesso la messa a dura prova la capacità genitoriale ma, proprio per questo, il superamento di queste difficoltà consolida il legame con l’altro, il consolidamento cioè dell’affiliazione e della posizione prioritaria della genitorialità.

Separazione e Divorzio

Questo processo di crescita però può talvolta venire bruscamente interrotto, quando cioè i genitori decidono di separarsi in modo conflittuale e quando la custodia dei figli diventa un acceso disaccordo. L’affidamento è a questo punto un vero e proprio duello tra genitori.

L’evento disgregativo della famiglia da un punto di vista intimo soggettivo è sempre un evento traumatico, la morte di un amore è come la morte di una persona amata. La separazione o il divorzio è sicuramente una fase difficile da affrontare anche se è stata attesa, causata o voluta è causa comunque di un forte stress emotivo.

Nella maggior parte dei casi questo evento è vissuto con dinamiche e sentimenti disfunzionali, primo tra tutti l’incapacità di incontrarsi in una giusta comunicazione e comprensione con l’ormai ex partner con l’inevitabile generazione di un vortice di ripicche, di insulti e di rivendicazioni che rendono questo momento fonte di grande sofferenza e frustrazione per tutti ma, anche e soprattutto per i figli.

Conflittualità e strategie

I conflitti in atto tra i due coniugi vengono traslati sul minore che diventa sempre più spesso un “bottino di guerra” che a poco a poco viene strumentalizzato al fine di estraniare il genitore meno presente. Statisticamente questo è rappresentato dal padre poiché in caso di separazione/divorzio i figli vengono per lo più affidati alla madre.

I figli sono a questo punto oggetto di contesa e ricatti, uno strumento di pretese economiche, utilizzati come mezzo con cui colpire l’altro e in cui cercare sostegno ed alleanza.

Essere indignati verso l’ex partner e dare libero sfogo a tale indignazione è avviare una campagna denigratoria nei confronti dell’altro coniuge finalizzata a connotare la frequentazione con quest’ultimo come pericolosa e nociva, un ulteriore tentativo quindi di tenere il figlio tutto per se, per avere un alleato sul fronte di guerra.

Basta fare un giro su vari gruppi social di confronto tra persone separate per vedere quanti di questi atteggiamenti vengono spesso attuati dal genitore affidatario al fine di annientare l’ex coniuge, dalle false accuse di violenza o molestie alle pretese economiche che mandano sul lastrico quello che fino a poco tempo prima era la persona più importante, fino ad arrivare a trasferirsi in un altro stato pur di rompere qualsiasi tipo di legame con l’altro genitore.

Violenza psicologica

Le motivazioni per le quali un genitore attua tali comportamenti possono essere, come detto, tra i più svariati ma la conseguenza più preoccupante sono gli effetti che ovviamente si manifestano sui figli.

Si tratta di una vera e propria violenza psicologica estrema, di una manipolazione che impedisce ai figli una sana costruzione di una identità adulta in grado di provare empatia e rispetto per l’autorità.

Il mondo interno di questi minori trova la sua struttura attraverso una scissione, quella rappresentata dal genitore buono (genitore alienante) e genitore cattivo (il genitore alienato).

Senza entrare nel merito di quanto entrambe le figure siano importanti per un normale sviluppo psicofisico del bambino, è sempre da tenere presente che l’assenza di uno dei due genitori fa del minore un bambino deprivato poiché gli vengono a mancare certe caratteristiche essenziali della vita familiare. Si manifesta quello che in psicologia viene definito “complesso di privazione” la cui diretta conseguenza è il sorgere di una tendenza antisociale.

Alienazione Parentale Legge e DSM

A livello giuridico l’alienazione parentale non è un reato ma può portare a violare tutte quelle norme del Codice Civile che riguardano il trattamento e il mantenimento dei figli.

Non figura neanche nel DSM-5 (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) poiché l’alienazione parentale viene in questo contesto considerata come un tipo di problema relazionale genitore-figlio.

Pur non utilizzando però esattamente tale definizione, varie descrizioni del problema relazione genitore-figlio riportano al fenomeno della PSA, non ultime due recenti diagnosi che possono essere utilizzate dai professionisti e dai consulenti forensi nei casi di alienazione parentale: la prima è la “child affected by parental relationship distress” quando il focus è posto sul disagio relazionale con i genitori che sfocia spesso nell’insorgere di sintomi psicologici, disturbi somatici, conflitto di lealtà, sintomi cognitivi, affettivi e fisici di disagio.

Una diagnosi che fornisce un modo per definire modelli di relazione che sembrano portare a esiti negativi di salute mentale.

La seconda nuova diagnosi è l’abuso psicologico infantile “child psycological abuse” che viene definita come “atti non accidentali verbali o simbolici di un genitore che causano, o hanno la ragionevole probabilità di causare un significativo danno psicologico al bambino”.

Non solo due nuove diagnosi ma due nuovi passi avanti affinché venga superato un passato fatto di innumerevoli dibattiti legali se l’alienazione parentale esiste o meno.

Se queste diagnosi verranno inserite nel DSM, saranno di conseguenza accettate nei tribunali come un problema reale che necessitano di una soluzione e sarà forse più palese il diritto alla bi-genitorialità, così come il dovere dei Giudici di accettare i comportamenti che un genitore denuncia come ostacolanti del rapporto con il figlio. Il dovere delle Autorità è quello di attivare misure efficaci per garantire il mantenimento del legame tra figlio e genitore.

Così come una reale regolamentazione giuridica potrebbe essere una ulteriore conferma che il compito evolutivo che una famiglia separata deve affrontare è una riorganizzazione delle relazioni familiari sia a livello coniugale, sia a livello genitoriale al fine di garantire al minore la cogenitorialità.

Una cogenitorialità che consiste in una regolazione reciproca di interazioni, affetti e comportamenti in una equilibrata funzione genitoriale che anteponga il rispetto dei bisogni di crescita del figlio ai propri rancori, frustrazioni e interessi.

di Maria Teresa Lofari

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