Direttore Responsabile Leandro Abeille


 
home
sommario
noi
pubblicità
abbonamenti
mailinglist
archivio
utilità
lavora con noi
contatti
ARCHIVIO

Del seguente articolo:

/2007 -
Il Centro di Mobilitazione di Trieste
Sempre neutrali, noi della Cri

Uno stralcio dell'intervento del Presidente Barra
al Centro di Mobilitazione di Trieste

Caro presidente Di Cosmo, cari amici, spero che abbiate percepito tutti l’emozione nelle parole di chi mi ha preceduto: le emozioni non si improvvisano, ma vengono da molto lontano e non si mimetizzano, e neppure si improvvisano per la scena e spero quindi che abbiate percepito tutti l’emozione nelle parole di chi ha parlato prima di me: il direttore comandante del Centro di Mobilitazione ha operato sull’alluvione a Firenze nel 1966 e quarant’anni fa eravamo dei ragazzi. Pietro Ridolfi lo nominai io caposquadra quando era presidente dei Pionieri di Roma. Ma forse erano anche più di quarant’anni fa…
Con il Presidente ci siamo incontrati a Baghdad in una situazione che, chi la ha vissuta, se la porterà con sé per tutta la vita e la racconterà ai figli, ai nipoti, perché le emozioni che ha vissuto il Corpo militare, che hanno vissuto le Sorelle, che hanno vissuto tutti i volontari, i dipendenti della Cri, le migliaia che sono stati a Baghdad e a Nassirya, restano scolpite come nella carne, nel cuore, nella memoria. Sono queste emozioni che fanno fare un salto di qualità: si possono fare tante esercitazioni, ma nelle esercitazioni non c’è l’emozione del terreno, non c’è l’emozione dello choc, della realtà, delle vittime, dei bambini bruciati che arrivavano a 40-50 al giorno: sono stati almeno 300.000 gli assistiti all’ospedale di Baghdad, oltre a tutto ciò che è successo a Nassirya. Io sono stato subissato dalle telefonate di appartenenti al Corpo militare che mi sollecitavano l’invio in missione a Nassirya con una apparente contraddizione secondo una logica normale ma che non si capisce nella logica di servizio della Cri che è scolpita in quei 7 principi che sono i 7 principi del Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa di cui noi siamo una delle 185 componenti.
Perché abbiamo voluto fare un Centro di Mobilitazione in ogni Regione? Questo è stato il primo atto che io ho adottato da presidente nazionale ed è un valore simbolico che ha sicuramente il valore dello sviluppo: più Croce Rossa, più benessere, più coesistenza pacifica, più protezione, meno depressione e migliori condizioni di vita per tutta la popolazione.
Chi vede i telegiornali, spesso si deprime in quanto i vari Tg sono costituiti da un insieme di notizie sempre più drammatiche e sconvolgenti: madri che uccidono i propri figli, figli che ammazzano i genitori, bombe, morti trucidati, impiccati, decapitati; il consumo degli psicofarmaci è in aumento, e vi sono persone che non reggono più lo choc dai Tg e, quando sul video si intravede un simbolo della Croce Rossa – e questa immagine appare ormai quasi ogni sera – ebbene questo è l’unico momento di sollievo che, quasi direti, svolge sullo spettatore un suo ruolo psico-terapeutico… Sì, va tutto male, tutto va sempre peggio, ma Croce Rossa è sempre lì, in prima linea, e la Croce Rossa ci protegge.
Io vi assicuro che l’effetto protettore dell’emblea è amato da tutta la popolazione, direi in misura proporzionale al grado di bisogno e al grado di necessità e di disperazione: quanto più la gente è marginalizzata, quanto più è depressa, ha difficoltà a vivere, tanto più si sente protetta dal fascino dell’emblema e voi potete avere i tossicomani per strada, accanto alla Polizia e la Croce Rossa nel mezzo, tra le differenti istanze della popolazione apprezzata e benvoluta dalla Polizia e dai tossicomani. Ed è proprio questo che ‘fa cittadinanza’, cittadinanza attiva; noi organizziamo migliaia di corsi e ogni giorno i nostri mezzi percorrono centinaia di migliaia di chilometri, più di cento milioni di chilometri l’anno nel loro complesso. In Italia abbiamo in dotazione circa 9.500 automezzi che prestano servizio 24 ore su 24. Abbiamo, come già detto, migliaia di corsi e i nostri uomini e le nostre donne, come tante formichine, in continuazione si occupano dei diritti dell’uomo che vengono disprezzati.
Purtroppo anche in tanti Paesi che fanno della difesa dei diritti dell’uomo il loro vessillo e sui quali io non vorrei che fra 50 anni qualcuno ci accusasse di non avere alzato la voce o comunque di non esserci fatti sentire. Noi non possiamo accettare la tortura, non possiamo accettare la violazione dei diritti dell’uomo dovunque essa sia perpetrata e la Croce Rossa deve assere sempre al fianco delle vittime, sempre al rispetto per tutti del principio dell’umanità che è la nostra stella polare per queste migliaia di persone. Proprio per migliaia di persone nel quotidiano. Abbiamo con noi 300.000 volontari, 5.700 dipendenti che in silenzio lavorano in continuazione, senza fare alcun clamore, ponendosi al servizio delle persone che hanno bisogno.
Credo che questo voglia dire creare cittadinanza, cittadinanza attiva, cioè come dei cittadini che di fronte alle difficoltà non si mettono in atteggiamento di attesa, o magari in opposizione ai governanti, ma si rimboccano le maniche, sanno collaborare nei momenti in cui le necessità divengono più acute, perché le emergenze, piccole e grandi che siano, sono sempre un problema del giorno prima, ma non del giorno dopo. E questo concetto la Croce Rossa lo ha imparato sulla sua testa. E’ questo il senso di aver creato un Centro di Mobilitazione in ogni Regione. Ma qual è il motivo per il quale Trieste doveva stare sotto Verona? Esiste anche un fatto simbolico, Trieste è una città importante, una città strategicamente collocata nel cuore dell’Europa, deve giocare un ruolo anche nella Croce Rossa internazionale proprio per questa sua collocazione geografica europea. Le nostre consorelle in Slovenia, in Slovacchia, nella Repubblica Ceca, in Croazia e in tutta la sponda orientale dell’Adriatico e anche nella fascia orientale dell’Austria, fino alla Baviera, debbono trovare un’attrazione in Trieste e io invito a considerare questa festa del Centro di Mobilitazione non soltanto una sua festa, ma quella delle sei componenti della Croce Rossa in cui la militarità non è un fine per sé stesso, ma un mezzo per mettersi al servizio delle persone che hanno bisogno di aiuto.
Il Centro di Mobilitazione non è una Forza armata, ma è una componente del Movimento internazionale della Croce Rossa ed è “militare” in quanto le Convenzioni di Ginevra prevedono che le truppe della Croce Rossa, schierate sui campi di battaglia, siano assoggettate ad usi e costumi dei militari e quindi siano nella piena ortodossia del Movimento internazionale. Il concetto di ausiliarità, però, si stempera con il principio fondamentale della neutralità: noi siamo ausiliari, ma non siamo davvero parte di un apparato statale. Noi rimaniamo nel mezzo fra l’apparato dello Stato e l’espressione della società civile. La Croce Rossa non è inserita in alcuna organizzazione non governativa, la Croce Rossa non è una Onlus, come lo è invece l’organizzazione di Emergency, della quale si parla molto in questo periodo, e che si può anche permettere di fare politica. La Croce Rossa invece non può e non deve farlo, perché aderisce a quel principio fondamentale che si chiama “neutralità”, che è diverso, anche se talvolta viene confuso, con quello della “imparzialità”. Non basta infatti affermare: noi assistiamo tutti, noi non facciamo discriminazioni – ci mancherebbe altro – pure tra i feriti… Un giornalista di Radio Radicale ieri mi ha chiesto: “Ma come, se vi arriva un talebano ferito, voi della Croce Rossa lo curate?” Ma certo che lo curiamo! – è stata la mia risposta – perché ci troviamo dinnanzi a un uomo che, qualsiasi cosa abbia fatto, ha diritto all’assistenza della Croce Rossa che non chiede davvero alle persone che assiste la tessera del partito, e neppure guarda al colore della sua pelle, o se è ricco o povero: lo aiuta semplicemente perché è un uomo, come del resto ce lo hanno insegnato le donne di Castiglione delle Stiviere per le quali siamo tutti fratelli. Qualche mese fa io stavo a Kabul in Afghanistan e in quella capitale, nell’ufficio del Segretario della Mezzaluna Rossa, c’è una grande immagine della Chiesa di Castiglione delle Stiviere e delle donne di Castiglione. Anche in altre località, infine, ho trovato immagini delle donne di Castiglione delle Stiviere.


<<precedente sommario successivo>>
 
<< indietro
ricerca articoli
accesso utente
login

password

LOGIN>>

Se vuoi
accedere a tutti
gli articoli completi
REGISTRATI

Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!

Le parole di una vita

Cittadino Lex

gg