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Del seguente articolo:

settembre-dicembre/2016 -
Immigrazione
Lo stato di salute dei migranti in alcuni centri di prima accoglienza nelle osservazioni del Naga
Giulia Nemiz Gregory

Il Naga è un'associazione di volontariato laica e apartitica
che si è costituita a Milano nel 1987 allo scopo di promuovere
e di tutelare i diritti di tutti i cittadini stranieri, rom e sinti
senza discriminazione alcuna. Il naga è una onlus iscritta ai
registri del volontariato. Il Naga riconosce nella salute
un diritto inalienabile dell'individuo.

L’Associazione Naga non si pone in alternativa o in concorrenza con i servizi sanitari pubblici, né desidera deleghe nell'ambito di un settore che rientra tra le funzioni preminenti dello Stato sociale; si propone, anzi, di estinguersi come inevitabile conseguenza dell'assunzione concreta e diretta del "problema" da parte degli organismi pubblici
preposti. In un anno, vengono svolte dal Naga più di 15.000 visite ambulatoriali, oltre 800 persone che vivono nelle aree dismesse della città vengono contattate dal servizio di Medicina di Strada, centinaia sono i lavoratori di strada cui i volontari dell'unità di strada “Cabiria” offrono un servizio di prevenzione e riduzione del danno sanitario, centinaia
sono i soggetti cui l'associazione offre tutela legale gratuita. Dal 2001, inoltre, i volontari del Centro Naga Har prestano assistenza legale e sociale a richiedenti asilo, rifugiati e vittime della tortura. Alcuni studi recentemente condotti hanno evidenziato una significativa differenza di trattamento e di servizi promossi all’interno dei centri di prima accoglienza.
Dal punto di vista dell’assistenza sanitaria, i bandi normalmente prevedono che le strutture di accoglienza garantiscano servizi di assistenza e facilitino la presa in carico dei beneficiari e la tutela della salute, assicurando la presenza di un operatore sanitario presso la struttura. Tuttavia, l’analisi sul campo realizzata dall’Associazione Naga a inizio 2016, ha evidenziato numerose difformità tra le diverse esperienze del territorio del milanese per quanto riguarda:

- la tessera sanitaria, non sempre fornita;
- il presidio medico interno al centro, che può essere fisso o previsto in determinate giornate;
- il servizio di sostegno psicologico, prevalentemente attivo in orari e giornate specifiche, mentre è spesso assente il servizio di etno-psichiatria;
- l’erogazione delle medicine prescritte dal medico di base e di farmaci a pagamento, non sempre effettuato e costi spesso a carico del paziente.
I problemi di salute dei migranti forzati: l’esperienza del terzo settore
Le condizioni di salute e le problematiche connesse che interessano gli immigrati arrivati in Italia attraverso sbarchi o percorsi di accesso travagliati si diversificano a seconda della storia e del viaggio migratorio. In una situazione di difficile governabilità del sistema di arrivi, distribuzione e integrazione
degli immigrati forzati nel territorio italiano
e in Europa, non si dispone di un patrimonio informativo
dettagliato e sufficiente a generalizzare
comportamenti e condizioni di salute.
Il miglior supporto conoscitivo in merito è fornito
dalle testimonianze delle organizzazioni del
terzo settore e del settore pubblico che in prima
linea assistono i non ancora richiedenti asilo nelle
prime fasi dopo l’arrivo, dallo sbarco ai primi mesi
di soggiorno, in attesa che si avvii il percorso di integrazione.
Sono diversi gli studi prodotti da questi
soggetti, interessati a confrontarsi e a condividere le proprie conoscenze e scelte di assistenza. Se certamente le informazione prodotte, riferendosi a utenze molto limitate, non possano essere utilizzate per generalizzare problematiche di salute o metodologie di assistenza, esse costituiscono un importante mezzo per conoscere spaccati specifici dellasalute. Di seguito si propone un breve excursus delle più significative esperienze esposte negli atti del XIV Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (SIMM), presentate in occasione dell’evento pubblico, a maggio 2016.
L’Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti e per il contrasto delle malattie della Povertà (INMP)
L’Istituto è presente sul centro di prima Accoglienza di Lampedusa (CPSA): qui vengono erogate prestazioni di tipo specialistico in dermatologia e in infettivologia e assistenza psicologica. L’équipe multidisciplinare attiva sul campo è composta anche da mediatori transculturali ed antropologi.

L’assistenza medica di base è offerta dai medici dell’ente gestore del centro.

Dal 5 maggio al 25 settembre 2015 (5 mesi) sono stati visitati circa 2.000 pazienti per un totale di 3.700 accessi. Si tratta di una popolazione molto giovane (età media di 22 anni), prevalentemente maschile (più del 85%). I pazienti provengono quasi esclusivamente dal continente africano, mentre solo il 3% ha origine asiatica. I Paesi più rappresentati
sono:
Eritrea, Nigeria, Somalia, Gambia, Mali, Senegal, Costa D’Avorio, Ghana, Guinea,Etiopia, Bangladesh e Siria (INMP, 2016).

Anche dai dati forniti da altre ricerche si conferma la presenza principalmente di problematiche dovute alle condizioni di viaggio precarie, come disidratazioni,
ipertermia, traumi e fratture. Tra le malattie infettive diagnosticate e trattate, quelle
maggiormente presenti sono le affezioni del tratto respiratorio superiore, la varicella, l’herpes simplex di tipo I, le gastroenteriti e le infezioni uro-genitali; i farmaci maggiormente prescritti, sono soprattutto quelli ad uso topico,quali antiparassitari, antibiotici, antibiotici in associazione a corticosteroidi e FANS, antimicotici e corticosteroidi. Per i farmaci a somministrazione sistemica vengono utilizzate prevalentemente le preparazioni orali, soprattutto antibiotici (macrolidi, penicilline, fluorochinoloni e cefalosporine), seguiti da farmaci analgesici ed antipiretici, antimicotici, antivirali ed antiparassitari (INMP, 2016).
Dopo qualche mese di permanenza e dopo i primi controlli medici i bisogni che vengono rilevati dal personale medico sono diversi e trattati con farmaci di comune utilizzo tra i giovani italiani, a cui si sommano anche gli antimicotici per micosi superficiali, i farmaci per il trattamento di epatiti virali croniche e quelli per il trattamento dell’infezione tubercolare latente. Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria negli hotspot, si rileva una situazione disomogenea a livello nazionale. Nonostante nel 2013 il Ministero dell’Interno abbia elaborato un documento programmatico volto ad armonizzare i trattamenti sanitari all’interno dei centri di accoglienza, si riscontrano difformità di prassi e in termini di presa in carico complessiva delle persone trattenute. Tra le problematicità più comuni si
riscontrano le seguenti pratiche:
1) autolesionismo, utilizzato per dar voce alle proprie sofferenze e incertezze e attirare l’attenzione;
2) utilizzo massiccio di psicofarmaci in assenza di prescrizioni da parte di medici specializzati, figure spesso assenti nei centri;
3) mancanza di un rapporto medico-paziente: i trattenuti percepiscono il personale medico e infermieristico come agenti di custodia di cui è meglio diffidare mentre gli incaricati sanitari sono spesso diffidenti verso i malesseri manifestati da migranti, ritenuti spesso simulati per poter richiedere trasferimenti ospedalieri e tentare la fuga

Diritti e condizioni di salute dei migranti forzati

Nel periodo successivo all’arrivo, all’interno delle diverse tipologie di centri di accoglienza, gli immigrati manifestano malesseri diversi a seconda del sesso. Gli uomini lamentano soprattutto dolori diffusi (artralgie, cefalee, gastriti), mentre le donne riportano problematiche prevalentemente legate a infezioni uro-genitali. Per entrambe le popolazioni, il principale elemento di criticità per l’accesso alle cure è la barriera linguistica:
- ad ogni utente dei centri di accoglienza è assegnato un medico di medicina generale con cui però non riescono a comunicare, e dal quale difficilmente riescono ad andare, a causa degli aspetti logistici poco favorevoli e conciliabili (orari, luoghi, modalità di accesso) agli ambulatori medici.
Considerando che spesso gli utenti sono analfabeti, anche le guide di orientamento ai servizi tradotte in multi-lingua hanno un’utilità limitata. Il più affidabile punto di riferimento per queste persone, per essere guidati attraverso i servizi del territorio, è rappresentato dagli operatori dei centri di accoglienza.
A Torino i rifugiati usciti da progetti di prima accoglienza, non ancora inseriti in un contesto socio-lavorativo, vivono in siti informali in condizioni igieniche estremamente deficitarie, non hanno accesso al SSN né a programmi di inserimento sociale.
In condizioni di bisogno e in assenza di una presa in carico da parte di un medico univoco, si rivolgono al pronto soccorso, dove si producono esami diagnostici ripetuti con conseguenti inefficienze per la sanità pubblica e mancata risoluzione ai problemi di salute dei migranti

L’Organizzazione umanitaria MeDU, Medici per i Diritti Umani, riporta che i migranti in transito accolti presso le proprie strutture sanitarie nella città di Roma, presentano un grado di vulnerabilità estrema a causa dei traumi e delle violenze subite.
Vulnerabilità che, in assenza di strutture di accoglienza istituzionali, è aggravata dalle condizioni alloggiative e igienico-sanitarie precarie che caratterizzano gli insediamenti informali Le condizioni di salute sono legate alla vulnerabilità psichica dei migranti in transito per ragioni legate sia alle precarie condizioni di vita, che a volte caratterizzano le storie dei migranti nei loro Paesi d’origine, sia alle pressioni e ai traumi subiti durante il viaggio.
La sofferenza si può manifestare attraverso sintomatologie dolorose espresse sia fisicamente che somatizzate, ma non solo: possono anche rivelarsi attraverso sensazione di smarrimento e incapacità di comprensione.

Violenze

La presenza di disturbi mentali è proporzionale all’esposizione a violenze e alla durata della permanenza nei CAS; è quanto emerge da uno studio condotto nei CAS della provincia di Ragusa tra il 2014 e il 2015 da Medici Senza Frontiere.
Su un totale di 387pazienti visitati, 234 (il 60,5%) ha mostrato problematiche di salute mentale.
Di questi, 35 hanno rifiutato terapie o sono stati trasferiti, mentre i restanti 199 sono stati presi in carico. Il 42% di questi pazienti presentava stati di ansia (27%) o depressione (19%).
Quasi il 90% ha dichiarato di soffrire per le difficoltà collegate alle condizioni di vita attuali. Il 53% ha dichiarato di aver subito eventi traumatici prima di aver lasciato il proprio paese e l’86% durante il viaggio.
In una situazione quale quella attuale, dove l’emergenza dettata dalle difficoltà di disponibilità di accoglienza e di distribuzione delle quote è il nodo centrale della questione, l’attenzione e la sensibilità rispetto alle condizioni traumatiche dei migranti passa in secondo piano. Non è quindi raro che stati di malessere inespressi o espressi sotto
forma di manifestazioni psicosomatiche non ottengano adeguata comprensione da parte del personale medico.
Nello studio svolto dal GrIS Liguria sono stati supervisionati alcuni percorsi di accoglienza ed è stato chiesto di modificare il proprio approccio alla
presa in carico, dedicando maggiore attenzione agli aspetti psicologici nei richiedenti asilo-rifugiati ad esprimere i propri stati di malessere e una più efficace capacità di descrivere i sintomi e di aderire alle terapie.. Se quindi una maggiore sensibilità del personale permette al paziente, vulnerabile e portatore di traumi dovuti a percorsi migratori travagliati, di ricevere cure migliori, anche la presenza di mediatori linguistico-culturali con una formazione specifica in ambito medico-sanitario contribuisce ad ottenere buoni risultati.

La ex ASL Roma A e il Centro Astalli nel 2006 hanno sottoscritto un accordo che ha portato alla costruzione di un Centro dedicato a richiedenti asilo nelle prime fasi del loro arrivo. La loro esperienza ha messo in luce quanto la presenza di una figura professionale adeguatamente formata possa contribuire a tradurre le sintomatologie dolorose e a ottenere un incontro efficace tra medico e paziente (Il tema delle condizioni di salute
mentale dei richiedenti asilo e dei migranti in attesa che venga formalizzato il proprio status giuridico è all’attenzione anche del Settore Salute e welfare di Fondazione ISMU.
Il progetto START: Servizi socio-sanitari Trasversali di Accoglienza per Richiedenti asilo e
Titolari di protezione internazionale È stato presentato dal Settore insieme ad alcuni
soggetti pubblici e del privato sociale dei territori di Milano e Brescia, finanziato dal Fondo
Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020.
Le attività previste consistono in una mappatura dei bisogni e dei servizi socio-sanitari enell’implementazione di un modello di governance locale di presa in carico dei migranti presenti nei centri di accoglienza delle due città. Il progetto ha durata di 18 mesi e si concluderà a marzo 2018.


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