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Del seguente articolo:

settembre-dicembre/2016 -
La Fondazione Ismu sui piccoli immigrati in Italia
“Giornata Mondiale del Rifugiato” negli sbarchi dei migranti sino al settembre 2016, aumentano i minori non accompagnati
Giulia Nemiz Gregory

Nei primi 9 mesi del 2016 sono giunti in Italia attraverso il Mediterraneo oltre 16.800 minori non accompagnati. Un numero rilevante considerando che solo l’anno precedente in dodici mesi ne erano sbarcati 12.360.
Se i flussi dovessero continuare con la stessa progressione fino alla fine dell’anno in corso si potrebbe prevedere complessivamente l’arrivo nel nostro Paese di circa 20 mila giovani migranti che, senza adulti di riferimento al loro fianco, hanno intrapreso lunghi e pericolosi viaggi attraverso il Mediterraneo.
I minori non accompagnati hanno rappresentato al settembre 2016 il 15% di tutti gli arrivi via mare, mentre ne hanno costituito l’8% nel 2015 e il 7,7% nel 2014. Questo è stato l’anno record che fino ad allora aveva fatto registrare il più alto numero degli sbarchi.
Fondazione Ismu
Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato Focus sui minori stranieri non accompagnati In occasione della “Giornata mondiale del migrante e del rifugiato” dedicata ai migranti minorenni, vulnerabili e senza voce, una particolare attenzione va rivolta al monitoraggio dei minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, che nell’ultimo anno hanno registrato un significativo aumento.
I minori stranieri non accompagnati sbarcati nel 2016 sono stati 25mila. Sebbene la presenza di minori stranieri nel nostro Paese appaia ormai consolidata, in crescita e supportata da interventi indirizzati a facilitare processi di integrazione sempre maggiori
1, merita particolare attenzione il segmento di minori che vivono nel nostro paese senza genitori e che negli ultimi anni ha registrato un significativo aumento e a cui va data speciale considerazione, vista la particolare condizione di vulnerabilità in cui si trovano. Sono stati oltre 25mila i minori che soli hanno attraversato il mare per raggiungere l’Italia nel 2016, più del doppio di quanti ne erano sbarcati nel 2015, anno record di sbarchi nel Mediterraneo e anno di grave crisi in Europa in relazione
ai consistenti flussi di profughi e richiedenti asilo provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa.
I minori non accompagnati hanno rappresentato nel 2016 il 14,2% di tutti gli arrivi via mare (181mila tra uomini, donne e minori), mentre costituivano l’8% nel 2015 e il 7,7% nel 2014. Al contrario sono diminuiti i minori arrivati in Italia con i genitori: 13mila nel 2014 (molte le famiglie siriane), mentre nel 2016 2.400. (Fonte: Elaborazione ISMU su dati Ministero dell'Interno e UNHCR)
Sono più di 1 milione i minori con cittadinanza non italiana iscritti nelle anagrafi comunali italiane e oltre 815mila i giovani straneri con più di 5 anni che frequentano le scuole italiane. I dati mensili degli sbarchi mostrano un andamento crescente con un picco nel mese di ottobre 2016 quando, con una media giornaliera di 126 arrivi, sono sbarcati sulle nostre coste 3.771 minori soli su un totale di oltre 27mila arrivi complessivi, mentre in termini relativi l’incidenza massima si è avuta ad aprile, allorché i giovani migranti non accompagnati hanno costituito un quinto di tutti gli arrivi nel mese (adulti e minori).

Nel 2016 i minori non accompagnati costituiscono il 92% del totale dei minori sbarcati. Considerando l’intero collettivo dei minori sbarcati (accompagnati e non)
si osserva come il peso relativo della componente dei non accompagnati sia anch’esso andato crescendo nel tempo: nel 2014 essi costituivano il 49% del totale, nel 2015 il 75% (su 16.500) mentre nell’anno appena concluso sono il 92% degli oltre 28mila minori sbarcati, a testimonianza di una migrazione prevalentemente individuale di giovani quasi-adulti originari soprattutto dal continente africano.
L’accoglienza.
I dati relativi ai minori soli segnalati alle autorità e che risultano presenti e censiti nelle strutture di accoglienza italiana, rilevati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, evidenziano anch’essi un aumento nel triennio 2014-2016: se al 31 dicembre del 2015 erano presenti 12mila minori non accompagnati (il 13% in più
rispetto all’anno precedente), a fine novembre 2016 si contavano oltre 17mila giovani ospitati presso famiglie e strutture di accoglienza su tutto il territorio nazionale, di cui il 40% nella sola Sicilia, principale regione di sbarco. È infatti soprattutto il flusso di ingressi via mare ad avere determinato tale aumento, sebbene siano importanti anche le presenze di coloro che hanno intrapreso altre rotte terrestri o aeree (da Albania e paesi Balcanici).
Il 93% dei minori non accompagnati presenti nelle strutture di accoglienza è costituito da giovani maschi, e più della metà ha 17 anni. Al 30 novembre scorso le nazionalità prevalenti tra i presenti erano Egitto (2.800 minori), Gambia e Albania.
Non tutti si vogliono fermare in Italia. L’Italia non è sempre la meta ultima di questi minori, ma spesso solo il paese di transito per coloro che intendono proseguire verso altri Paesi europei. Sono relativamente pochi infatti i minori che ntrapprendono il percorso della protezione internazionale nel nostro Paese, mentre sono più numerosi coloro che cercano di abbandonare le strutture di accoglienza italiane che li ospitano.
A fine novembre scorso a fronte di una presenza nel sistema di accoglienza di 17mila minori soli, le richieste di protezione internazionale presentate risultano poco rilevanti (poco più di 4.168 tra gennaio e ottobre 2016) mentre è più significativo il numero di coloro che si allontanano volontariamente dalle strutture di accoglienza che li ospitano: sono oltre 6.500 i minori che risultavano irreperibili al 30 novembre scorso nelle strutture di accoglienza censite dal Ministero del Lavoro. Si tratta per lo più di giovani egiziani, eritrei, somali, afghani che vogliono soggiornare in Italia svincolati dall’accoglienza istituzionale o raggiungere parenti e reti amicali nei paesi del nord Europa
Richieste di asilo.
Le richieste di asilo presentate da minori non accompagnati in Italia, pur risultando esigue rispetto al numero degli sbarcati e dei presenti, hanno registrano un incremento nel triennio considerato: dalle 2.500 del 2014 si è passati a oltre 4mila richieste presentate nei primi dieci mesi del 2016. L’impegno della Fondazione Ismu nel monitorare il fenomeno degli MSNA. Preso atto dell’importanza che il tema dei minori stranieri non accompagnati sta assumendo negli ultimi anni, la Fondazione Ismu ha deciso di aprire una specifica linea di monitoraggio e di analisi del fenomeno assumendola quale una delle linee strategiche.
I minori stranieri non accompagnati sono comparsi sulla scena italiana già a partire dalla fine degli anni Ottanta, ma la loro crescita si è registrata soprattutto con l’inizio del 2000 a seguito della cosiddette “primavere arabe” e dei conflitti presenti in Medio Oriente. Essi costituiscono una componente peculiare dei minori stranieri presenti nel nostro paese, con specifiche esigenze e bisogni, soprattutto a causa del fatto che si trovano in una condizione di totale assenza di tutela, essendo privi dei genitori o di tutori. È opportuno anche segnalare che si tratta di un fenomeno che investe diversi paesi dell’Unione Europea, tanto che la stessa Unione lo ha affrontato specificamente nell’ambito della sua agenda in materia di immigrazione, con l’obiettivo di sviluppare politiche e strumenti adeguati per garantire in tutti gli Stati membri la protezione dei minori non accompagnati e l’individuazione in tempi brevi di soluzioni durature, predisponendo un preciso piano d’azione, che ha cercato di definire un approccio condiviso al fenomeno, fondato principalmente su tre linee d’azione: accoglienza e garanzie procedurali negli Stati membri; prevenzione della tratta
Migrazione a rischio; ricerca di soluzioni di lunga durata, non transitorie o emergenziali.
Ad oggi, in Italia, il sistema di accoglienza prevede prevalentemente il collocamento in comunità per minori, strutture con obiettivi e metodologie di intervento spesso non in sintonia con le peculiari esigenze di costoro, mentre per ora poco utilizzati sono l’affido extrafamiliare, a causa anche dell’esiguo numero di famiglie disponibili ad accogliere questi adolescenti, e l’inserimento in percorsi di semiautonomia in prossimità del raggiungimento della maggiore età. È quindi importante raccogliere la sfida posta dalla presenza di questi minori, individuando strategie e percorsi di inclusione specifici, puntando su una collaborazione sinergica tra organizzazioni noprofit, enti locali e istituzioni nazionali.
Le riflessioni della Fondazione Ismu sulla legge sui minori non accompagnati in corso di approvazione al Senato. Per quanto riguarda il testo di legge sui minori non accompagnati approvato alla Camera nell’ottobre 2016, Fondazione Ismu ritiene nel complesso apprezzabile il porre l’incolumità psico-fisica del minore straniero non accompagnato come il principale obiettivo da perseguire in virtù dello stato di vulnerabilità dello stesso. Si apprezza al riguardo l'attenzione rivolta alla questione di coloro che fuggono dai centri di accoglienza attraverso la creazione di una sorta di registro elettronico dei Msna entrati nel sistema di tutela.
Tuttavia, la Fondazione non si esime dall'evidenziare
alcuni aspetti di criticità nelle disposizioni tuttoraall'esame
del Senato quali, solo a titolo di esempio,
l'elevato grado di discrezionalità lasciato alle autorità responsabili o l'ancora troppa scarsa attenzione rivolta ai percorsi di coloro che escono dal sistema si accoglienza.
Nel complesso, i posti totali a disposizione per i ricollocamenti dall’Italia sono 2428: circa il 7% del totale richiesto, visto che gli stati aderenti al programma di collocazione dall’Italia dovrebbero accogliere in tutto 34953 persone (di cui oltre 10mila solo in Germania e più di 7mila in Francia, in base alle quote).
Va poco meglio alla Grecia: qui, per 63302 posti richiesti, ne sono stati offerti 6691 (un decimo del necessario), e sono state realizzate 2213 ricollocazioni. Fino ad ora, la destinazione principale dei rifugiati in partenza dall’Italia è stata la Francia (181) seguita da Finlandia (180), Portogallo (150) e Paesi Bassi (125).
Rimangono ferme le ricollocazioni verso l’Austria e la Svezia; la prima, infatti, ha ottenuto la sospensione dei trasferimenti fino al 30% dei richiedenti assegnati; la
seconda è stata sospesa per un anno dagli obblighi di ricollocazione a causa dell’aumento esponenziale delle richieste d’asilo e degli ingressi irregolari sul suo
territorio. La lentezza nell’esplicare le procedure di ricollocazione dall’Italia preoccupa la Commissione europea, secondo la quale il numero di trasferimenti realizzati è troppo basso, specie se comparato con l’alto numero di potenziali candidati in arrivo.
Nell’ultimo comunicato stampa sull’argomento, la stessa Commissione ha riconosciuto che gli stati coinvolti sono ben lontani dal rispettare gli impegni assunti
in sede di Consiglio europeo, e li ha esortati a intensificare i loro sforzi, soprattutto per assicurare un’adeguata protezione ai minori non accompagnati.
Approfondimento: la procedura La relocation si basa sullo scambio di informazioni
tra gli stati di partenza e quelli di ricollocazione. Ogni Paese nomina ufficiali di collegamento, che collaborano con gli addetti dell’Easo (l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo). Gli stati membri ricevono 6000 euro per ogni persona
accolta; all’Italia, Grecia e Ungheria, invece, spettano 500 euro per ogni ricollocazione per coprire i costi di trasporto. Periodicamente, massimo ogni tre mesi, gli stati di destinazione indicano il numero di richiedenti che possono ricollocare rapidamente.
I paesi di partenza, invece, identificano i singoli candidati per la relocation, dando la precedenza a coloro i quali si trovino in condizioni di vulnerabilità, come minori, anziani, persone vittime di violenza. Sono gli ufficiali di collegamento, insieme alle autorità italiane, a individuare il potenziale paese di destinazione, sulla base della possibilità del candidato di integrarsi (quindi tenendo conto di vincoli culturali, capacità linguistiche, famiglia). Sono comunque gli stati di partenza a decidere quando e a chi inoltrare la domanda per ciascun richiedente identificato, mentre il trasferimento verso gli stati di destinazione ricade sotto la responsabilità dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Lo stato di ricollocazione, invece – una volta accettata la domanda di ricollocazione – è responsabile
per l’esame della domanda di asilo.


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