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Del seguente articolo:

aprile - agosto/2016 -
Cinema e Croce Rossa in solidarietà per i ppiù deboli
“Benvenuti... ma non Troppo”, un film della ‘Officine UBU’ e della CRI per l’assistenza ai senza dimora
Giulia Nemiz Gregory

“Benvenuti... ma non troppo” è un’opera realizzata dalla società di distribuzione cinematografica UBU che ha lavorato insieme alla Croce Rossa Italiana per la sensibilizzazione del pubblico sul tema dell’accoglienza agli emigranti e contribuire a dare un aiuto alle persone senza dimora.
Il film è tratto da una commedia francese trasferita sugli schermi in forma anche divertente, ma profondamente attuale che affronta il tema dell’accoglienza, per la regia di Alexandra Leclère. Parte degli incassi del film sarà devoluta dal distributore alla Croce Rossa Italiana come contributo all'attività di assistenza a quelle persone vulnerabili che, per vicende che non sono le loro, sono costretti a vivere in mezzo alla strada. Padri, madri, bambini che attraversando lande e mari sono venuti in Europa contando sulla solidarietà della gente.
La Croce Rossa Italiana, da sempre impegnata da par suo sul fronte dell’accoglienza, distribuisce ogni giorno, con competenza e professionalità, con l’abnegazione di tutti i suoi volontari, una risposta concreta per alleviare la sofferenza. In particolare, da due anni in Italia la CRI, insieme con Land Rover, porta avanti il programma “Le Strade della Solidarietà”, un progetto volto alla formazione di volontari specializzati che non si limitino nei loro interventi a ridurre il danno della vita in strada, ma sono anche impegnati ad accompagnare le persone senza dimora verso tutti quei servizi cui hanno diritto, fino alla loro piena inclusione sociale.
Sono 63 i Comitati della Croce Rossa Italiana che operano da nord a sud e raggiungono1600 persone, per un totale di 163mila prestazioni l’anno. Un dato in aumento negli ultimi 4 anni, in coincidenza con la crisi che ha colpito il nostro Paese e che ha fatto registrare una crescita sia del numero delle persone che vivono sotto la soglia di povertà, sia di quelle senza un tetto.
Di questo impegno h24 ne ha parlato il Presidente Nazionale della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca alla uscita del film: “Sono contento - ha dichiarato - che quest’opera sia nelle sale proprio quando l’attenzione verso il tema delle persone senza dimora tende a scomparire dalle cronache. Eppure per le famiglie che vivono quelle condizioni tutto l’anno, i nostri volontari svolgono un servizio continuativo senza limitarsi a intervenire solo nei mesi più freddi. Apprezzo poi i toni leggeri del film, capaci di arrivare a un pubblico molto più ampio di quello già sensibile su questi temi”. “Siamo profondamente onorati di questa collaborazione con Croce Rossa Italiana” - ha dichiarato Franco Zuliani - fondatore e amministratore di Officine UBU - “Il cinema è, da sempre, un’importante cassa di risonanza dei valori umani, nonché specchio della società e dei suoi mutamenti. Poter veicolare importanti tematiche come quella dell’accoglienza, grazie anche a un partner qualificato e autorevole come Croce Rossa Italiana, ci offre la possibilità di sensibilizzare il pubblico su questioni delicate e fondamentali”
Ed è proprio con quella ironia e leggerezza che solo il cinema francese sa fare che “Benvenuti… ma non troppo”, ambientato in un inverno particolarmente rigido, immagina che il governo francese decida di emettere un decreto d’emergenza con il quale obbliga i cittadini proprietari di appartamenti con stanze libere ad accogliere le persone più disagiate che non possono permettersi un alloggio. Una ventata di panico si scatena così in tutta la Francia, soprattutto in Rue du Cherche Midi in un lussuoso palazzo dell'area più esclusiva del centro parigino.
Mentre nella realtà alcuni governi europei discutono su recinzioni, muri e controlli di frontiera che si vorrebbero reintrodurre per frenare il temuto flusso di migranti, la commedia di Alexandra Leclère tratta, soprattutto con leggerezza, il problema dell’accoglienza dei senza dimora. Tema delicato e assai sentito, che lo stesso papa Francesco non perde occasione di segnalare alle coscienze,.
Questa imposizione governativa genera reazioni le più diverse nell'opinione pubblica: c'è chi accoglie in maniera positiva l'emergenza e chi, invece, di questa ospitalità forzata non vuole saperne.
Nel condominio dl film abitano la famiglia Dubreuil (gli attori Karin Viard e Didier Bourdon), di estrazione borghese e conservatrice, e i coniugi Bretzel (Valérie Bonneton con Michel Vuillermoz), intellettuali dall’aria radical chic. I Dubreuil sono ricchi borghesi. Accanto, una portinaia fascista, un vicino eccentrico e una coppia un po’ su negli anni.
Se la prima reazione dei signori Dubreuil è scontata (cercando in tutti i modi di riempire le stanze vuote del proprio appartamento), quella di Béatrice Bretzel, attivista politica, lascia spiazzati, facendo riflettere che tutti possono esser generosi prendendo parte a manifestazioni per i diritti dei meno fortunati, ma quanti sono pronti a mettersi a disposizione?
Condividere la propria intimità con degli sconosciuti non fa piacere a tutti, ma ecco che all’interno dell’86 si affaccia tale Patrick Chesnais nel ruolo del vicino eccentrico, senza famiglia che è pronto ad accogliere quanta più gente possibile per non rimanere solo, per avere un po’ di compagnia. Ma c’è anche chi, come spesso capita in situazioni di panico generale, avvia un commercio illegale, ed è il caso proprio di quella portinaia di destra che è velocissima a organizzare in quattro e quattr’otto un sito per scambiare un proprio ospite con quello di un’altra famiglia: ovviamente, a pagamento.
Alcuni dei protagonisti, si connotano dunque come quelli che vivono un grande appartamento con le tende al posto dei muri. Nello stesso lussuoso caseggiato parigino, abita una coppia tutta pellicce e gioielli e circolo della caccia
La monotonia del condominio viene quindi messa a soqquadro da questa coabitazione forzata. E sarà nel confronto con i nuovi arrivati che i benestanti inquilini sveleranno la loro vera indole. C’è chi potrebbe riscoprire un lato del proprio carattere dimenticato o chi, per necessità si adegua alla inaspettata decisione governativa, del tutto imprevedibile, per poi riprendere il controllo della propria vita non appena la normalità è ristabilita.
Sulla scena, in casa dei coniugi Dubreuil, il marito scopre di non essere sempre stato cieco davanti ai bisogni degli altri, ma la vita accomodante che si è guadagnato gli ha fatto inconsapevolmente indossare dei paraocchi. Al contrario, la moglie, si rassegna al cambiamento, lo accetta con celato malumore, si piega per non spezzarsi e attende con pazienza il ritorno del sereno.
Se la prima reazione dei signori Dubreuil è scontata, soprattutto quando cercano in tutti i modi di riempire le stanze vuote del proprio appartamento, quella di Béatrice Bretzel, che è un’attivista politica, lascia spiazzati, facendo riflettere che tutti possono esser generosi a scendere in piazza prendendo parte a manifestazioni per i diritti dei meno fortunati, ma quanti di loro sono disposti a mettere poi in pratica le proprie opinioni?
Condividere la propria intimità con degli sconosciuti non fa piacere a tutti, ma ecco che all’interno del condominio si affaccia Patrick Chesnais nel ruolo del vicino eccentrico, senza famiglia che è pronto ad accogliere quanta più gente possibile per non rimanere solo, per avere un po’ di compagnia. Ma c’è anche chi, come spesso capita, in situazioni di panico generale, ne approfitta per impegnarsi in un commercio illegale: ed è il caso della portinaia che allestisce in quattro e quattr’otto un sito per scambiare il proprio ospite con quello di un’altra famiglia. Ovviamente, a pagamento.
Naturalmente fra essi la regista mette alcuni sono lettori di Libération e altri del Figaro: ovvii i conseguenti battibecchi trasversali, che si intrecciano tra pianerottolo e ascensore.
Primo risultato, comunque, un tacito grande accordo per la coppia di destra come per quella di sinistra, e cioè: “mai in casa mia”.


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