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Del seguente articolo:

Gennaio-Marzo/2009 -
Speciale Abruzzo
Bertolaso, tutti indignati per i crolli assassini, ma quando chiedevamo la prevenzione, tutti ZITTI
Eleonora Fedeli

“Ormai la Protezione Civile è diventata una sorta di ‘pronto soccorso’ del Paese’, non siamo noi quelli che devono imporre regole e leggi che devono essere rispettate. Come Pronto Soccorso, sappiamo di avere agito bene”. Chi parla è il Sottosegretario di Stato con delega alla Protezione Civile, Guido Bertolaso, in una intervista al Tg1. “Oggi tutti protestano e si indignano ma dove stavano costoro - ha detto - quando negli anni passati scrivevo a tutti i Governi che si sono succeduti, ai parlamentari, e a chi faceva opinione pubblica e chiedevo che si investisse nella prevenzione? Non sono i terremoti che uccidono. I terremoti sono fenomeni naturali come lo sono i vulcani e la pioggia”. “è invece proprio l'uomo che uccide - ha sottolineato Bertolaso - perché costruisce dove non si dovrebbe, laddove si sa che si possono verificare terremoti. Questa è la verità. Due anni fa, quando a Colfiorito celebrammo l'anniversario del terremoto dell'Umbria e delle Marche, esposi per l’ennesima volta che la prevenzione sul territorio doveva rigorosamente essere rispettata. Ma mentre parlavo, e mi riascoltavo, percepivo la netta sensazione che essa non sarebbe mai stata fatta perché con fa davvero vincere le elezioni: la prevenzione cioè, non porta voti, anche se evita disastri di questo genere e nessuno poi si può mettere la medaglietta del soccorso immediato”.
Per queste mie affermazioni venni aspramente redarguito e mi fu delineato questo concetto: se vuoi fare la politica, partecipa alle elezioni e non fare il funzionario dello Stato".
Il padre di uno giovane universitario morto fra le macerie della “Casa dello studente” ha detto: “Mio figlio è stato ucciso dalla impudenza delle istituzioni” “Questo padre ha ragione - ha commentato il Capo della Protezione Civile - come l'avevano anche i genitori dei bambini che anni fa frequentavano a San Giuliano di Puglia”. In quella tragedia, nel 2002, crollò il tetto di una scuola elementare e persero la vita 27 bambini con la loro maestra. Tutti gli imputati vennero assolti in primo grado.
Punto per punto, numero per numero, Bertolaso ha poi illustrato lo stato dell’emergenza Abruzzo. Il ‘tecnico’ Bertolaso ha quindi ancora espresso tutta l’amarezza che covava da giorni. Concluse le verifiche sui palazzi, ha spiegato un’altra volta a Roma all’uscita di un vertice con Berlusconi e Tremonti, è molto probabile che circa ventimila persone potrebbero non tornare a casa per problemi di agibilità degli edifici. Dunque poco meno di un terzo dei 65.000 abruzzesi che oggi risultano sfollati.
Il capo della Protezione civile ricorda ancora le reazioni alle sue parole di due anni fa, in occasione delle celebrazioni per il terremoto di Marche e Umbria. Al j’accuse di un padre delle vittime, Bertolaso rispondeva così: “Come dice il magistrato, bisogna prima capire perché non si può fare di tutta l’erba un fascio, ma quel padre aveva perfettamente ragione. Come avevano ragione le mamme e i papà dei bambini di San Giuliano di Puglia”. Quanto alla Protezione civile, conclude, “come ho già detto noi siamo il ‘pronto soccorso’ di un Paese, non siamo noi che dobbiamo imporre regole, discipline e leggi che poi devono essere rispettate. E credo che come pronto soccorso abbiamo agito bene e continueremo a farlo”.
La prevenzione, al di là del lato tecnico è anche organizzazione. Il Capo della protezione ripete spesso ciò che disse tempo addietro ad Aosta quando venne inaugurata la Centrale unica di soccorso di quella Regione autonoma, ribadendo l’esigenza di predisporre un numero unico di emergenza da adottare in tutto il Paese: “L'Italia è l'unico Paese dell'Unione europea a non aver adottato il numero unico di soccorso, e ciò significa che ognuno vuole andare avanti da solo”. L'Unione europea - ha spiegato il Direttore - ha avviato anche una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia, che non ha unificato tutti i recapiti di emergenza nel 112, individuandolo a livello comunitario come numero unico di soccorso. La Centrale unica di soccorso della Regione autonoma Valle d'Aosta ha invece previsto un'azione coordinata tra Protezione civile, Soccorso alpino, Corpo forestale, Vigili del fuoco e Pronto soccorso. “Ci proponiamo per una nuova sperimentazione del 112 - disse in quell’occasione il presidente della Regione, Luciano Caveri - sperando che questo progetto prenda poi piede a livello nazionale”
Tornando ai problemi contingenti sulle zone colpite dal sisma e riferendosi in particolare alla prossima riapertura di alcune scuole, Bertolaso ha precisato che si tratterà di “un'apertura parziale e queste scuole riaprono laddove sono state dichiarate agibili o nei campi in cui abbiamo creato delle tende appositamente per l'uso degli studenti: ovviamente non riaprono nel centro dell'Aquila o in altri comuni per le quali le verifiche sono ancora in corso”.
“Il terremoto ha allontanato dalle loro case 50.000 persone”, ha concluso dicendo che in un raggio di 1.500 km quadrati si è creata oggi una città virtuale composta da “106 campi con 4.500 tende, 406 alberghi e tante case che offrono ospitalità”.
Nei loro primi controlli tecnici al centro dell’Aquila danno un’altissima percentuale di case inagibili; addirittura, a Castelvecchio, è inagibile il 95% delle case del centro.
Per quanto riguarda infine il lavoro, secondo la Confesercenti, sono duemila le imprese in ginocchio.


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