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Del seguente articolo:

Gennaio-Febbraio/2008 -
Celiachia
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Carlo Rodorigo

Si tratta di una molecola che sarebbe in grado di contrastare gli effetti tossici del glutine nei celiaci sarebbe stata scoperta nei laboratori del Ministero della Sanità. La molecola dovrebbe essere un peptide naturalmente presente nel frumento di grano duro e che è in grado di contrastare gli effetti tossici della gliadina, la proteina principale contenuta nel glutine responsabile della malattia celiaca.
La scoperta, diffusa dall’Istituto superiore di Sanità, la prima del genere, è stata ottenuta nei laboratori dell'Istituto Superiore di Sanità da un gruppo di studiosi coordinati da Massimo De Vincenzi, ricercatore del reparto Alimentazione, Nutrizione e Salute dell'Istituto stesso
L'identificazione di questo peptide, che non solo non è tossico, ma che sembra anche in grado di inibire la patologica risposta immunitaria che si scatena nei soggetti celiaci - afferma De Vincenzi, responsabile della ricerca pubblicata su Pediatric Research - potrebbe rappresentare una strategia terapeutica alternativa alla dieta, unico strumento finora a disposizione dei pazienti per evitare i sintomi della malattia.
La molecola in questione si chiama ‘10mer’ ed è, per essere più precisi, un decapeptide ottenuto da una frazione proteica di grano duro solubile in alcool. La carta vincente di questa sostanza, come hanno potuto osservare in vitro i ricercatori dell'ISS, sta nella sua abilità di prevenire nei celiaci l'attivazione e la proliferazione dei linfociti messi in moto nell'intestino di questi pazienti proprio dalla presenza del glutine, considerato dal loro sistema immunitario alla stregua di un agente infettivo, quindi da distruggere.


Un nuovo enzima

Un’altra notizia che farebbe ben sperare per i celiaci è relativa alla loro alimentazione: sembra che presto si potrebbe di nuovo apprezzare pasta, pizza e biscotti tradizionali. A renderlo possibile un'innovativa procedura enzimatica, da applicare all'industria alimentare, che si pensa sia in grado di bloccare la risposta tossica al glutine. L'ha messa a punto un gruppo di chimici e immunologi dell'Istituto di Scienze d'alimentazione (Isa) del Cnr di Avellino, coordinato da Mauro Rossi. Se si osserva al microscopio la struttura dell'intestino dei celiaci si scopre che la mucosa è priva di villi, le estroflessioni fondamentali per la digestione e l'assorbimento dei nutrienti" spiega Rossi - e a riprodurre- questa condizione è un'alterata risposta immunitaria al glutine. In particolare, la presenza nella mucosa intestinale di linfociti T, cellule del sistema immunitario che rispondono alla presenza del glutine secernendo molecole pro-infiammatorie, avvalora l'ipotesi di un meccanismo immunologico alla base della patologia". Solo alcune regioni della molecola di glutine acquistano, però, nell'intestino del celiaco, la capacità di essere riconosciute dai linfociti T e di scatenare la loro risposta. Partendo da questa considerazione - prosegue Rossi - abbiamo verificato la possibilità di bloccare preventivamente questo riconoscimento grazie a un processo enzimatico - da effettuare sulla farina - che modifichi proprio quelle regioni. Il procedimento è di facile realizzazione e non ha conseguenze sulla salute. I nuovi legami introdotti nella molecola di glutine - precisa Rossi - rimangono intatti nell'intestino. ma sono scissi a livello renale per cui non si accumulano nell'organismo.


Il raggio scopri glutine

Anche questa terza notizia è relativa ai prodotti alimentari. Grazie a un lascio di luce indirizzato sulle molecole ili vari alimenti (test di spettroscopia ad altissima sensibilità), gli scienziati dell'lstituto di Biochimica delle proteine (Ibp) del Cnr di Napoli hanno elaborato una tecnica che individua il glutine. proteina off-limits per i celiaci, presente nei cibi treschi, preconfezionati e surgelati, persino nelle colle delle buste dei francobolli. Basta un led, un diodo a emissione di luce, da pochi centesimi di euro per osservare le reazioni molecolari alla luce. E vedere se si legano al glutine, rilevandone la presenza, spiega il dr. Sabato D'Auria, direttore dell'Ibp. Stiamo studiando un modello per le aziende produttrici di cibi senza glutine, che spesso lo contendono, però, in bassa percentuale - ma il vero obiettivo è miniaturizzare l'apparecchio e renderlo alla portata di ogni celiaco, come il kit che rileva le tossine nei cibi per neonati.


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