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Del seguente articolo:

Ottobre - Dicembre/2013 -
Per una eterna giovinezza
Paola Rodorigo



Con la chirurgia estetica la donna ha raggiunto il massimo, dovendo parlare di bellezza.
Dal trecento a tutto il Rinascimento le donne della grande, media e piccola borghesia dedicarono una parte importante della loro giornata al trucco e ai cosmetici. Un po’ dovunque nacquero quelle che chiamiamo oggi estetiste e parrucchiere. Dalla pettinatrice le donne andavano per lavare e tingere i capelli. Dal duecento in poi tutte le fanciulle sognavano di avere chiome bionde o rosse.
Per cambiare colore ai capelli li lavavano con cenere e zolfo.
Per far bella la pelle si applicava una ricetta composta da strani ingredienti: bulbi di giglio, scorsa d’uva, raschiatura d’avorio.
Per far crescere i capelli si usava latte di capra e grasso di cavallo.
Per rendere i denti più bianchi erano consigliati i gargarismi con un infuso di seppie, rosmarino, salgemma e mastice.
L’arte dei cosmetici cominciò a diventare una industria molto redditizia.
Anche l’uso dei profumi si diffuse della città alle campagne.
Sempre restando nel Trecento, come vestivano le donne? Nei negozi si trovavano stoffe di un colore acceso, poi verso la fine del secolo anche tessuti tinti di azzurro.
Sopra la camicia la donna portava una tunica di lino; l’abito elegante era di velluto dorato con maniche larghe e tanto lunghe da coprire per intero le mani.
I vestiti con ampie spalle si restringevano in basso.
Le vesti femminili erano lunghissime con abbondante strascico.
Per stringere le vesti si usava una cintura di velluto ornata con fibbie d’argento.
Alla sposa si regalava una cintura dalla quale pendevano quelle cose necessarie ad una casalinga: un porta aghi, forbici, catenella per le chiavi, profumi.
La lunghezza degli abiti dava scarsa importanza alle calze ed alle scarpe della donna.
Le calze salivano fino a metà gamba, erano di panno scuro o di seta.
La calzatura tradizionale già nel XIV secolo era la pianella che durante la danza si lasciavano cadere continuando a ballare a piedi scalzi.
Per la strada, in modo da evitare che fango e sporcizia macchiassero i vestiti si portavano invece pianelle con suole grosse e tacchi alti.
I “tacchi” erano due, uno sotto il tallone e l’altro sotto la pianta del piede.
I più famosi appartenevano alle donne venete, che essendo piccole di statura cercavano di dare più slancio alla loro figura.
L’abbigliamento ha sempre aiutato la donna nella sua estetica, assieme ai cosmetici, la pettinatura, i monili. Una caratteristica dell’abbigliamento è il rinnovarsi e trasformarsi di continuo.
Dalla fine del XIX secolo ad oggi, pur conoscendo le personali esigenze, è stata data più praticità, unita alla velocità, che appare essere la caratteristica dei tempi moderni senza rinunciare a quanto può giovare all’aspetto, la cura e l’estetica con quanto ci è a disposizione, per aiutarci a sentirci più accettabili senza però ricorrere ad interventi il più volte innaturali e imbarazzanti.


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