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Del seguente articolo:

Novembre-Dicembre/2009 -
Arte e moda
Giacomo Balla, un prezioso arazzo in stoffa di 10 mq esposto all’Ara Pacis dalla stilista Laura Biagiotti
Carlo Rodorigo

“Genio Futurista”, è questo il titolo di una delle più grandi opere di Giacomo Balla: un olio su tela d’arazzo di cm. 280x380 circa. Il Sindaco di Roma Gianni Alemanno e il Presidente di ‘Biagiotti Group’ Laura Biagiotti,hanno fatto sì che il grande pubblico ammirasse quest’opera del grande maestro futurista che, da oltre trent’anni non era mai più stata esposta.



La monumentale opera (olio su tela d’arazzo, cm. 279x381, la più grande mai realizzata dal grande pittore) è entrata recentemente a far parte della “Collezione Balla” raccolte dalla stilista Laura Biagiotti che, nel 1996, ha dato vita insieme alle figlie di Gianni Cigna, alla Fondazione “Biagiotti Cigna” con la direzione scientifica di Fabio Benzi.
La Collezione è nata da una grande passione per l’arte e riunisce oltre duecento lavori dell’artista, di cui uno dei nuclei principali è costituito dagli studi realizzati da Balla per la moda e rappresenta il maggiore e più importante insieme sulle arti applicate futuriste che esista; l’intera collezione è stata presentata nel 1996 a Mosca nel Museo Puskin e nel 1998 a Roma presso il Chiostro del Bramante.
E’ certamente un’occasione importante, non soltanto perché il grande arazzo è sempre stato ritenuto unanimemente - e in primo luogo dallo stesso Balla - l’opera cardine della sua presenza all’Exposition des Arts décoratifs modernes tenutasi a Parigi nel 1925. Una presenza, questa, altamente simbolica per l’origine e gli sviluppi dell’art déco, ma anche perché consente al pubblico di avvicinarsi e riscoprire il fascino di una collezione emozionante e prestigiosa, costruita con pazienza e passione dalla famiglia Biagiotti Cigna.
L’opera dipinta ad olio viene realizzata proprio per Esposizione di Parigi, dove è esposta per la prima volta proprio nel padiglione delle arti decorative insieme ad altre sue realizzazioni: Mare vele vento, Farfalle in movimento e Fiori futuristi.
La mostra parigina sancisce la larghissima e ormai capillare diffusione internazionale delle idee dei Futuristi che, interpretando le teorie di Filippo Tommaso Marinetti, avevano già nel decennio precedente operato una vera e propria rivoluzione in campo ideologico e artistico e avevano anche dato voce allo slancio che aprirà la strada alle avanguardie internazionali. Il mito della velocità, del dinamismo, si legò in quegli anni a un nuovo concetto di arte, che i Futuristi intendevano non più come semplice rappresentazione, ma come azione concreta sul mondo che, nei temi affrontati, si traduce in un inno alla modernità, al progresso e incarna la visione ottimista e progressista di inizio secolo.
L’arazzo fu poi nuovamente esposto alla mostra degli Amatori e Cultori di Roma nel 1928, in posizione dominante al centro di una grande parete nella grande sala antologica dedicata al lavoro di Giacomo Balla in cui l’artista presentava una selezione delle opere più importanti della sua carriera, a partire dal divisionismo di inizio secolo.
Impostata sui colori tipici dell’Italia (rosso, bianco e verde), che si intarsiano su un fondo blu e azzurro, la composizione “prismatica” è incentrata su una schematica figura d’uomo, la testa a stella, le braccia tese a formare una sorta di M, iniziale di Marinetti, le gambe, due cunei rossi. Da questa figura astratta solo vagamente antropomorfa (il Genio futurista, in fondo autoritratto dello stesso Balla) si irradiano forme-rumore che condensano le diverse esperienze pittoriche futuriste dell’artista in una sorta di summa artistica: dalle forme acute “motorumoriste” ai volumi astratti di Feu d’Artifice (1916-1917), dal tricolorismo patriottico di Forme-grido Viva l’Italia (1915) alle rappresentazioni teoriche e teosofiche sulla “quarta dimensione” di Trasformazioni forme-spiriti (1918) e di Pessimismo contro Ottimismo (1923), ai triangoli intersecati delle Compenetrazioni iridescenti.
L’arazzo Genio futurista è la rappresentazione precisa e riassuntiva di un processo geniale che porta l’artista alla coscienza dei rapporti dinamici dell’universo, a rappresentarli come forme e colori puri, avanguardia non solo di forme, ma anche e soprattutto di intuizioni intellettuali, di dimensioni che superano il visibile e danno corpo all’invisibile, come lo stesso Balla affermava nel Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo (1915).


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