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Del seguente articolo:

Giugno - Agosto/2009 -
Arte, fotografia, giornalismo
Dal Malecòn, una lunghissima istantanea di Mignoli sull’Avana
Paola Gregory

Una eccezionale sensibilità artistica, criptata
in forte pazienza professionale,
quattro chilometri di vita in 19 metri a colori

Una gigantografia lunga 18,79 metri e alta 50 cm, costituita da un raffinato e sofisticato montaggio di un gran numero di immagini del fotoreporter Roberto Vignoli. L’insolito e immenso collage è nato con un paziente lavoro di postproduzione al desk digitale dallo “Studio 10/B”, scaturito da un’idea del suo celebre collega Francesco Zizola. Il risultato finale è una vera “istantanea” di oltre quattro ore di riprese sulla vita che si snoda sul chilometrico lungomare dell’Avana. Passanti casual, prestigiose automobili anni ’50, scooter da passeggio, biciclette, carrettini. Alle spalle del fotografo (con cavalletto e calibrazione preliminare degli scatti originali per la composizione finale) l’immenso mare dei Caraibi. Davanti al suo obiettivo il viavai del quotidiano nel Malecòn. Sullo sfondo i segni di una fascinosa architettura del secolo scorso che si staglia con i suoi edifici multicolori e soprattutto délabré, nell’intenso azzurro del cielo della baia. Ma di quale genere di lavoro si tratta? Reportage, arte, pittura, virtuosismo fotografico? Nulla di prevalente, un mix di idee che solo chi è allenato a “vedere” il mondo, con i suoi occhi o con quelli degli altri (fotografi) sa fare con naturalezza.
“L'idea di Malecòn mi è nata dall’esigenza di documentare l’architettura dell’Avana nel suo stato attuale - spiega Vignoli - e, dopo aver realizzato una serie di scatti sui restauri degli edifici, mi sono accorto che quel lunghissimo lungomare, carico di umori e di umanità quotidiana, rappresentava nel suo insieme l’intero panorama storico della capitale cubana. Ho quindi deciso di racchiuderlo tutto in un’unica foto. Ne è così nata una ‘fotona’ nella quale sono documentate le splendide linee della città e le loro trasformazioni rispetto ai decenni passati in una sorta di skylight apparentemente improprio ma, proprio quel lungomare, impossibile da fotografare in una volta sola, è la parte urbana più rappresentativa delle trasformazioni nel tempo”.
Vignoli ha quindi deciso di cogliere in un unico scatto la completezza e, allo stesso tempo, l’eterogeneità architettonica di quella lunga striscia di vita vissuta.
Il risultato fotografico finale è perfettamente omogeneo e non appare per nulla artificioso. Quasi scaturito da una macchina fotografica impensabile. A Vignoli e ai tecnici specializzati dello “Studio 10/B” sono stati necessari sei mesi di pazienti e attente elaborazioni sia per il livello di saturazione dei colori che per la scelta dei “soggetti passanti”; selezionarli sull’asfalto, evidenziarli, o rafforzarli, quanto "effetto grana" servisse per far rivivere l’esperienza della visita che rimane nella mente del turista nella mitica capitale cubana.
In mostra sono state inoltre proiettate in loop otto fotografie in bianco e nero, realizzate sempre in occasione dello stesso reportage. Immagini che rivelano i differenti livelli emotivi della gente attraverso primi piani, campi lunghi e scorci graffianti di una Cuba intima e naturale per rendere al meglio le forti sensazioni nella analisi della città. E per cercare poi di comunicarle al pubblico.
L’evento espositivo, a cura di Giorgia Calò, fa parte del ciclo del MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, “La Sapienza” Università di Roma, diretto da Simonetta Lux e curato da Domenico Scudiero. E’ stato realizzato con il contributo della Regione Lazio per la ricerca “Applicazione nuove tecnologie multimediali arte contemporanea”


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