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Del seguente articolo:

Giugno - Agosto/2009 -
La solidarietà per l'Abruzzo
L’Aquila addio… arrivederci L’Aguila
Sergio Petiziol - 1° Cap. com. CRI (csg)

Caldi raggi di un sole estivo imbiancano senza pietà le immobili e mute macerie e la polvere grigiastra che ricopre il suolo e tutto quel che resta intorno.
Le indecifrabili carcasse multicolori di autovetture che non marceranno più punteggiano il panorama devastato come colorati coriandoli sparsi a casaccio da una mano titanica.
L’impressionate groviglio serpentino degli inutili tondini metallici delle armature polverizzate dalla fatale scossa ci lascia sgomenti: la manifesta scena apocalittica è testimonianza della indescrivibile tragedia, ma lo sono ancora di più, per la muta eloquenza dell’immaginazione, le vetrine che esibiscono una miscellanea di scarpe assortite dal gusto casuale della natura e la bottega del fioraio all’angolo che ostenta una moltitudine di avvizzite piante in vaso e mazzi di fiori rinsecchiti dall’abbandono repentino.
Un laccio con un nome di cane giace a terra e ci procura un nodo alla gola: forse è l’ultimo ricordo del fedele amico che lo indossava.
Le osterie e i ristoranti, che regalavano ai passanti gli echi di animate discussioni e le esplosioni di allegria conviviale tacciono e le lusinghe della attraente cucina abruzzese non seducono con i loro profumi l’olfatto dei visitatori.
Camere da letto spalancate verso le strette vie del centro, aperte da un solo lato come scatolette di sardine, mostrano il loro semplice e umano corredo. Severe e austere ville nelle zone residenziali rimangono mute testimonianze di un abbandono frenetico e salvifico, prima che altre scosse scaraventassero sugli innocenti occupanti pietre, travi, tegole e mattoni. Enormi palazzi piegati su se stessi, giacciono in agonia come pachidermi feriti. Un moderno e prestigioso Hotel è riverso e spezzato come un riuscito castello di carte da gioco distrutto da un invidioso e irascibile contendente.
Così abbiamo visitato il cuore dell’Aquila ferita e martoriata, abbattuta e distrutta, gloriosa prima città di una regione decapitata. Tutto è fermo: Tribunali, Prefettura, Questura, Università, Provincia, Regione, Banca d’Italia, Uffici Direttivi di innumerevoli enti rimangono vuoti e paralizzati.
Pochi gli incontri: tecnici intenti a fare le loro rilevazioni, gli instancabili Vigili del Fuoco impegnati a consolidare le innumerevoli testimonianze architettoniche, operatori dei beni culturali chini nella loro opera paziente e sapiente di rimetter insieme i cocci di capolavori di un’arte umiliata e percossa.
Con queste immagini negli occhi ci allontaniamo muti e storditi, mentre uno di noi posa dolcemente un fiore sulle macerie. Il fiore sarà presto spazzato dal vento ma rimarrà indelebile in noi il ricordo di quanto visto e non udito.
Una promessa rimane celata nei nostri cuori, arrivederci L’Aquila.


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