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Del seguente articolo:

/2007 -
Storia di bellezza
I profumi di Afrodite
Maria Luisa Venditti

Sono quattro le essenze preistoriche che si potranno
‘annusare’ a Palazzo Caffarelli sul Colle del
Campidoglio nella mostra allestita ai Musei diretti
da Anna Mura Sommella. Le essenze, che sono state
‘ricostruite’ in laboratorio, accompagnano il visitatore
nelle sale dove sono esposti più di 100 reperti
archeologici che raccontano la storia della più antica
fabbrica di profumi del Mediterraneo che quattromila
anni fa prosperava a Pyrgos, nell’isola di Cipro



E’ da annusare – oltre che da ammirare – la mostra “I profumi di Afrodite e il segreto dell’olio. Scoperte archeologiche a Cipro” che le sale di Palazzo Caffarelli, ai Musei Capitolini a Roma, ospitano fino al 2 settembre. Promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma e dal Consiglio nazionale delle Ricerche con il contributo del Centro di Archeologia Sperimentale “Antiquitates” di Blera, in mostra la grande novità di ben quattro profumi preistorici che sono stati appositamente ricreati sulla base di prove di archeologia sperimentale e che potranno essere annusati dal pubblico lungo il percorso.
Tutti gli elementi che costituiscono la mostra guidano il visitatore attraverso l’affascinante scoperta, emerca a Pyrgos, dei resti di un impianto industriale costituito da un vasto edificio di almeno 4.000 metri quadri che risale all’inizio del II millennio a. C. Il sito di Pyrgos si snoda sul versante meridionale della collina di Mavroraki nell’isola di Cipro. Dalle ricerche degli archeologi è stato dimostrato per la prima volta che nell’estremo bacino orientale del Mediterraneo l’olio d’oliva non veniva prodotto a soli scopi alimentari ma anche come base per la produzione di antichi profumi.
Le otto campagne di scavo – iniziate nel 1998 dalla Missione archeologica italiana del Consiglio nazionale delle Ricerche – hanno messo in luce fino ad oggi il 30% circa del complesso architettonico. La mostra racconta le vicende di Pompei. Intorno al 1850 a. C. un violento terremoto sorprese gli abitanti del villaggio. Le mura del “polo industriale” crollarono e ricoprirono officine e laboratori. Non è escluso che la totale distruzione dell’edificio e la decisione di abbandonare il sito da parte degli abitanti sia stata causata non solo dall’evento sismico, ma anche da un violento incendio divampato dopo il terremoto, alimentato dall’enorme quantità di olio fuoriuscito dalle giare travolte dal crollo delle strutture murarie. Come avvenne per Pompei, anche a Pyrgos è bastato scavare sotto un sottile strato di terra per trovare un vero e proprio mondo sigillato dal tempo. Quando la fabbrica di profumi fu scoperta, la disposizione dei vasi e delle suppellettili mostrava che al momento del terremoto si stavano producendo diverse essenze profumate. Nel cortile adiacente sono stati trovati preziosi askoi e decine di vasi, bacili, tazze, porta profumi e attingitoi accando ad una giara e ad altri tre grandi contenitori anforoidi che fanno ipotizzare la presenza di una sorta di luogo di scambio assimilabile ad una vera e propria profumeria. Anfore, imbuti, brocche, pissidi, incensieri, bracieri, miscelatori e mortai – di cui 12 vetri, 5 alabastri e altri manufatti in ceramica e pietra – sono gli oggetti provenienti dallo scavo archeologico di Pyrgos e dal Museo distrettuale Limassol.
Alcuni oggetti del corredo vascolare della fabbrica dei profumi sono particolarmente interessanti e curiosi. Primo fra tutti l’apparato distillatorio, composto da 4 grandi vasi in terracotta, che costituisce il primo esempio di alambicco della storia, trovato in situ, di cui sia stata provata la funzionalità attraverso una replica. L’insieme, di enorme importanza storica, retrocede di oltre 2.600 anni la conoscenza delle pratiche distillatorie ritenute un’invenzione araba del VII secolo.
Una curiosità fra gli oggetti del quotidiano: una serie di imbuti in terracotta, i più antichi finora mai rinvenuti, pressoché identici a quelli usati oggi.
Ma vi sono anche vasi di particolare bellezza come l’anfora con due idoli al posto delle anse, la brocca cosiddetta dei “serpenti”, un pregevole supporto per vaso a ferro di cavallo che era forse adoperato per sostenere sul fuoco vasi nei quali si produceva un profumo speciale, un rarissimo mortaio composto da più di 18 coppelle multiple, trovato vicino ad un bacile incrostato con resina mista ad oppio e una tavoletta di pietra per cosmetici, forse ‘kohl’, la cui superficie piana mostra un cerchio elissoidale di abrasione, lasciato dallo scorrimento dell’assicella che mescolava l’henné.
La continuità storica attraverso i secoli della produzione dei profumi nel distretto di Limassol è documentata, inoltre, da una serie di bottigliette portaprofumi appartenenti ai periodi storici successivi al terremoto di Pyrgos, fino al periodo bizantino. Tra questi vi sono pregevoli incensieri rinvenuti nel tempio di Afrodite di Amathunte (Limassol) e due statuette di oranti che reano un fiore tra le mani.
Sono dodici gli oggetti di vetro in mostra e, fra essi, si distingue per la sua bellezza una bottiglietta a stampo, con un grappolo d’uca e rose in rilievo, dalle affascinanti iridescenze mentre concludono la mostra alcuni oggetti moderni, utilizzati ancora oggi a Cirpo per la produzione di essenze destinate ad uso domestico o liturgico: alambicchi per l’estrazione dei profumi di limone, arancio amaro e rosa.
Le fragranze “ricostruite” dei quattro profumi preistorici rinvenuti nelle bottiglie portaprofumi di Pyrgos, sono state ricreate dal Centro di Archeologia Sperimentale Antiquitate di Blera. Attivo già da vent’anni, il Centro di Archeologia Sperimentale Antiquitates, fondato da Angelo Bartoli, è stato il primo ed unico centro di sperimentazione abbinata ai risultati dell’archeologia in tutta Italia. Si occupa non solo della divultazione della conoscenza archeologica, mediante una serie numerosa di laboratori archeo-didattici, ma soprattutto ripropone la ricostruzione di forme di vita del passato utilizzando materiali e utensili il più vicino possibile a quelli antichi. Nel caso dei “profumi di Afrodite” il Centro Antiquitates ha riprodotto i materiali ceramici e le macine in pietra nelle forme e nelle dimensioni di quelli ritrovati nella fabbrica di Pyrgos.
Un’attenta analisi per la realizzazione pratica dei profumi è stata rivolta alle piante utilizzate per ottenere le essenze necessarie per tale produzione. Oltre all’olio d’oliva, le analisi di laboratorio del contenuto delle fosse, delle brocche e dei porta profumi hanno evidenziato la presenza di essenze come il coriandolo, il bergamotto, la trementina, le mandorle amare, l’alloro, il mirto e il prezzemolo. Per la sperimentazione presso il Centro Antiquitates sono stati usati oltre all’olio d’oliva, foglie, fiori e frutti di alloro, cannella, finocchio, terebinto, lavanda, rosa, prezzemolo, mirto, coriandolo, bergamotto, menta, origano, anice, mandorla amara e pino d’Aleppo.
Attraverso le due tecniche ‘a caldo’ e ‘della distillazione’ sono stati riprodotti i procedimenti di estrazione degli oli profumati, così come era in uso nella fabbrica dei profumi di Pyrgos. Considerato che il profumo si compone di una base, un cuore e le fragranze, grazie all’archeologia sperimentale si crede che la distillazione fosse funzionale alla produzione delle basi, mentre l’estrazione a caldo alla creazione delle fragranze utilizzabili nel tempo.
Oltre all’importanza dei reperti archeologici, alle novità metodologiche dell’archeologia sperimentale e alle nuove interpretazioni antropologiche alla luce delle nuove scoperte “I profumi di Afrodite e il segreto dell’olio’ è una mostra che ‘strizza l’occhio’ al costume e alla moda. Cipro è sacra ad Afrodite e al suo mito, nato forse quando l’isola era già nota nel Mediterraneo come luogo che produceva profumi e pregiati cosmetici per la bellezza femminile. Non è probabilmente un caso che il cosmetico più noto ed antico in Europa, la cipria, porti il nome del luogo dove è stata trovata la fabbrica di profumi che risale a 4.000 anni fa. La fama dell’isola rimase inalterata attraverso i secoli fino agli inizi del XX secolo quando il grande profumiere Francois Coty presentò al mondo, nel 1917, uno dei profumi più famosi del Novecento: “Chypre de Coty”, una fragranza fresca creata da una mescolanza magistrale di note di bergamotto, limone, neroli e arancio, con un cuore di rosa e gelsomino, sulle basi del muschio di quercia, patchouli, laudano, storace e zibetto. Insieme a Chypre Coty creò altri profumi e ne definì nomi e caratteristiche di dieci famiglie, alle quali appartengono tutti i profumi del mondo.
Chypre è l’unica famiglia a cui Coty ha dato un nome corrispondente a un luogo geografico. Chypre comprede oggi centinaia di fragranze, firmate dai più celebri nomi della moda, e insieme a loro continua a scrivere la storia del profumo.
L’esposizione è curata dall’archeologa del Cnr Maria Rosaria Belgiorno in collaborazione con Pavlos Flourentzos, direttore del Dipartimento delle Antichità di Cipro. I reperti in esposizione provengono dal sito archeologico di Pyrgos nell’isola di Cipro, dove la missione archeologica dell’Itabc – Cnr ha portato alla luce la più antica fabbrica di profumi – ad oggi nota – del Mediterraneo.


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