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Del seguente articolo:

/2007 -
La Croce Rossa Militare
Riapre a Trieste il nuovo Centro di Mobilitazione Cri
Riccardo Romeo Jasinski

Dopo 60 anni la Croce Rossa Militare
rotna nel Friuli Venezia Giulia


Siamo oggi riuniti in quel Centro di Mobilitazione di Trieste, che nell’organizzazione nazionale della Croce Rossa Italiana rispondeva al 16° numero. Sessanta anni fa, alla fine dei sanguinosi combattimenti della seconda guerra mondiale dove la presenza della Cri e del suo Corpo militare erano stati un punto di riferimento costante, e molto importante, l’antico Centro di Mobilitazione venne eliminato. Innumerevoli furono gli interventi umanitari effettuati in quegli anni di conflitto, e il Corpo militare si distinse a fianco delle nostre Forze armate e specialmente dell’Esercito, con i compiti previsti dalle leggi nazionali e dalle Convenzioni internazionali. I riconoscimenti alla Bandiera del Corpo ne sono oggi la più chiara testimonianza.
Con il trattato di Parigi del 1947, l’Italia perse infatti alcuni dei suoi territori e la Croce Rossa Italiana fu costretta a rivedere la sua organizzazione territoriale di Mobilitazione. Ed è stato proprio questo il motivo per il quale il Centro di Trieste venne chiuso e le sue competenze furono trasferite al Centro di Verona.
Il personale iscritto nei ruoli in congedo del Corpo ha comunque continuato nella sua attività nei vari campi operativi, in Italia e all’estero, nelle missioni di pace e in quelle di soccorso. Ricordo la nostra esperienza nella guerra di Corea dove un ospedale da campo della Cri - il numero 68 – era operativo nella zona di Seul a fianco delle truppe Onu. Era l’anno 1951.
L’Italia non era entrata ancora nell’Organizzazione delle Nazioni Unite, ma l’intervento della Cri, apprezzato non solo a livello internazionale ma anche dalla popolazione locale, fu uno degli elementi che contribuirono decisamente al nostro accesso in quel consesso internazionale alle Nazioni Unite. E ciò avvenne nel 1955.
Nel 1960, un ospedale da campo della Cri partì per il Congo, sempre a fianco dell’Onu nel corso di una delle tante guerre che si verificarono in quegli anni in Africa e rimase fino al 1964 nella zona di Elisabethville. La nostra attività all’estero è continuata negli anni con tanti interventi di soccorso alle popolazioni, le principali vittime indirette dei conflitti. Anche nella missione Antica Babilonia in Iraq diversi militari di questa Regione appartenenti al Corpo militare, hanno dato la loro disponibilità per la missione umanitaria e sono stati poi inviati in quel territorio di guerra tramite il Centro di Mobilitazione di Verona.
Dall’immediato dopoguerra in poi anche tante altre emergenze sul territorio nazionale sono state fronteggiate da uomini e donne, militari, civili e volontari della Croce Rossa Italiana e del suo Corpo militare: dal Polesine fino al Molise, è una lunga e purtroppo dolorosa lista di eventi della natura, purtroppo anche pesantemente luttuosi oltre che devastanti, hanno visto la nostra presenza a fianco delle Forze armate e del ministero dell’Interno prima e del Dipartimento della Protezione Civile poi.
Questa contemporaneità fra interventi umanitari e di protezione civile ha legato passato e presente, perché la memoria è un bagaglio che non possiamo, e non dobbiamo cancellare ma, anzi, è un valore di arricchimento per chi oggi come noi porta avanti le tradizioni di un Corpo nato 141 anni fa. Le nostre mitiche “Squadriglie di Soccorso”, sono state le prime formazioni per aiutare persone ammalate e feriti in guerra; il personale di queste squadriglie era ovviamente assoggettato alla disciplina militare con l’adozione dell’uniforme e l’equiparazione gerarchica ai gradi dell’Esercito. Fu così che venne costituita la prima struttura del Corpo militare della Cri che partecipò alla terza guerra d’Indipendenza.
Oggi come ieri il nostro personale – che si iscrive volontariamente alla Cri e ne riconosce i principi fondamentali e la collocazione all’interno di una organizzazione militare ausiliaria delle Forze armate dello Stato – ha titolo per continuare a percorrere quella strada di solidarietà, di aiuto e di soccorso ai più deboli che ci ha sempre contraddistinto.
Tale scelta viene sostenuta da un continuo aggiornamento, tramite corsi ed esercitazioni, perché la disponibioità è di certo indispensabile ma non è sufficiente in quanto deve essere sostenuta da una idonea preparazione. Ed è proprio in questa ottica che ha preso corpo la ricostituzione di questo Centro di Mobilitazione che assume oggi il numero 17. La riapertura dei Centri e la formazione dei nuovi, ove mancanti, sottolinea la volontà della Cri di dare una maggiore disponibilità alle Autorità militari e civili della Regione di appartenenza, nello spirito di collaborazione che ha sempre contraddistinto i nostri rapporti con le Istituzioni che si occupano della salvaguardia e protezione della vita umana.
Molti devono essere i nostri obiettivi per il futuro come per esempio, quello di dare la più ampia possibilità a chi, appartenendo al Corpo militare nella posizione del congedo, vuole svolgere anche attività volontaria e quotidiana nelle unità della Cri presenti nel proprio territorio di residenza o di lavoro.
Pertanto, come già avviene in diverse realtà di Cri, i nostri iscritti al Corpo svolgono con le altre componenti volontaristiche attività quotidiane che vanno dal soccorso sanitario, alla diffusione delle norme relative al diritto umanitario internazionale, al primo soccorso, alla protezione civile, alla donazione del sangue, alla distribuzione di generi alimentari ed altre ancora. Il mio impegno è quello di rafforzare la nostra collaborazione con l’Esercito e le altre componenti delle Forze armate, come anche con tutti gli Enti dello Stato e locali, nei ruoli previsti dalle leggi e dalle normative presenti, studiando nuove forme di lavoro congiunto, come la diffusione delle norme in difesa dei diritti umani (il nostro “Diu”), i corsi di carattere sanitario o tecnico logistico. Una coopartecipazione tra le varie strutture e la Cri stipulando accordi, convenzioni, protocolli d’intesa a livello locale, come già si è fatto a livello nazionale tra la Cri ed i Vigili del Fuoco, il ministero dell’Interno, e soprattutto il Dipartimento della Protezione Civile; lavorando a livello regionale, porto l’esempio di ciò che abbiamo fatto in Toscana dove abbiamo varato protocolli d’intesa sia per il soccorso sanitario d’urgenza, che della protezione civile. Sempre in Toscana abbiamo varato accordi anche e con alcune Facoltà delle Università di Firenze e Pisa nel campo dei diritti umani, sul ruolo della Croce Rossa, del volontariato e altro. Portando poi il discorso sul lavoro della Croce Rossa in questa Regione, oltre a tutti i settori operativi che ho ricordato, è importante citare anche gli accordi in atto con le Capitanerie di porto.
Sarebbero così tanti gli esempi da citare, che non è possibile elencarli tutti, ma credo che alla base di tutto ci sia il desiderio di lavorare insieme, ciascuno forte di quella propria esperienza e professionalità, acquisita nel corso di tanti anni di attività.
La caratteristica del Corpo militare è di avere la maggioranza del personale militare in posizione di congedo, richiamabile in qualsiasi momento per le diverse esigenze, dall’addestramento alle emergenze; questo ci permette di contare sempre e comunque su persone che quotidianamente svolgono una attività professionale nella quale si aggiornano continuamente quelle particolari professionalità che potranno essere utili non solo alla Cri ma soprattutto alle popolazioni che si potrebbero trovare nella condizione di richiedere soccorsi.
Questi nostri militari svolgono un ruolo fondamentale nell’organizzazione in quanto, nelle fasi urgenti di necessità del loro apporto, sono pronti a lasciare i propri affetti familiari per mettere a disposizione del prossimo tutto il loro sapere e la loro organizzazione professionale. Alla conclusione dei loro interventi umanitari, tornano poi a riprendere le loro posizioni nella società, nel lavoro, nella famiglia, nei loro affetti più cari.
Questi lavoratori, uomini e donne, non cessano quindi mai di affrontare costanti aggiornamenti, di essere addestrati e formati per le emergenze. Questa loro esigenza è sicuramente legata all’amore per il prossimo, alla determinazione di volere rendersi utili, di dare di nuovo il proprio contributo per mitigare gli effetti del dolore e della disperazione siano essi dovuti a conflitti subiti da una popolazione inerme o quelli creati dai tanti disastrosi eventi naturali, terremoti, smottamenti, frane o alluvioni su tutto.
Infine ma non meno importante per noi tutti è l’impegno per incrementare le iscrizioni al Corpo, sollecitando nuove adesioni, ed in particolare, quelle del personale sanitario, medici, infermieri e tecnici, affinché si possono incrementare le famose “équipe di primo intervento” sempre disponibili per qualsiasi esigenza sul territorio nazionale o fuori area.
Tutte queste attività e questi impegni rientrano sicuramente nello spirito con cui sono stati scritti i principi fondamentali del Movimento della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa: Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontariato, Unità e Universalità. Sette principi fondamentali comuni a qualsiasi Paese aderente alla Croce Rossa Internazionale, che sono stati adottati nel 1965 e che costituiscono lo spirito e l’etica di quella organizzazione umanitaria internazionale della quale sono garanti e guida: sintetizzano cioè i fini del Movimento e impegnano i mezzi con cui realizzarli, appunto nel campo dell’aiuto umanitario.
E’ questo lo spirito del personale del Corpo militare della Croce Rossa Italiana ed è anche con questo spirito e con le motivazioni precedenti enunciate che noi oggi ricostruiamo il Centro di Mobilitazione di Trieste, ricordando la frase contenuta in una lapide all’ingresso di un Parco della Rimembranza ai caduti della Cri, durante la prima guerra mondiale, di un piccolo paese del Piemonte: “Sappiate vivere come noi morimmo”.


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