Direttore Responsabile Leandro Abeille


 
home
sommario
noi
pubblicità
abbonamenti
mailinglist
archivio
utilità
lavora con noi
contatti
ARCHIVIO

Del seguente articolo:

/2007 -
Follia al derby, calcio black out
Andrea Nemiz

Una spranga, forse; un sasso, forse; scagliati con rabbiosa violenza da breve distanza. E il fegato di un uomo va in pezzi. Spappolato, un colpo micidiale. Subito dopo una bomba carta centra l'uomo già colpito e gli esplode in volto. Così, in un crescendo di follia, perde la vita un uomo in divisa, un garante della sicurezza, un tutore dell'incolumità altrui: un poliziotto servitore dello Stato. Era Filippo Raciti, ispettore della Mobile a Catania, 38 anni, moglie e due figli. Il teatro della tragedia: Catania, una città colta e progredita, e le adiacenze del suo stadio. Le indagini diranno se è stato omicidio premeditato, fermo restando che nulla cambia quanto alla morte di un uomo e al dolore della famiglia. Ai funerali, davanti a una grande folla, questa famiglia è apparsa esemplare: la moglie composta, il bambino nella divisa del papà, poliziotto in erba, la figlia che mormora un addio al padre "eroe".
Ma quali sono state le cause ultime della tragedia di Catania? Il derby con il Palermo, due giorni di anticipo, per non coincidere con la festa di Sant'Agata, la patrona. Doveva essere una serata lieta, accompagnata da canti, e incitamenti. Le due squadre dell'Isola, dopo anni di ‘purgatorio’ nelle serie minori, sono tornate ai piani alti, e addirittura lottano ai massimi livelli nei tornei d’Europa. La tragedia è nel dopopartita, le camionette della polizia tentano di disperdere gli ultras catanesi che puntavano ad assalire i tifosi del Palermo. La notte ha contorni assurdi. Centinaia i feriti (70 tra le forze dell'ordine). Nove tifosi del Catania i primi arrestati..
Oggi la giustizia chiede freneticamente l’incriminazione dei colpevoli, che si prendano adeguate misure e giuste correzioni. Non è stata però solo una questione di scontro - brutale e assurdo - mosso da motivi campanilistici, opposte tifoserie, rancori, spirito di vendetta e di rivalsa per presunti torti subiti: un arbitraggio forse ritenuto parziale, un goal concesso, un rigore negato. A Catania la piazza ha indicato qualcosa di più. Un disegno premeditato, una caccia disumana contro i poliziotti, come denuncerebbe la feroce devastazione anche in tanti altri stadi, e funeree scritte apparse in molte città, fra cui Livorno. Drammaticamente, anche la sigla, "Akab", coniata apposta per incitare all'odio contro i poliziotti. Una sigla che sembrerebbe avere connessioni sataniche, proprio come un tempo si diceva del rock!
E invece da quella drammatica partita, la gente si sta chiedendo cosa mai stia succedendo nel nostro Paese, perché non si può più stare tranquilli, godersi uno spettacolo in pace, divertirsi in allegria. Piangiamo un morto incolpevole, dedito a un compito duro, purtroppo neanche lautamente retribuito. La sua famiglia, secondo la norma pensionistica, sembra che percepirà una pensione da fame? Ma a che valgono collette e sottoscrizioni dai media che servono solo a salvare la faccia e a scaricare le coscienze e, invece, sanno tanto di elemosina?
La vera ‘tragedia’, in realtà, è stata che il mondo del calcio è andato 'temporaneamente' in black-out !!! Dopo lo chock, Governo, Parlamento, opinione pubblica si sono freneticamente interrogati su come, e per quanto tempo, chiudere gli stadi che non garantiscono sicurezza (ma guarda un po'…. è tutta colpa dello stadio…) e hanno cominciato a dibattere per individuare il marcio. Ma tutti i morti 'da stadio' del passato (da Paparelli in poi) non hanno mai invitato alla riflessione? Fuori discussione l’abnegazione delle Forze dell’Ordine e le rigorose - quanto disattese - disposizioni del Ministero dell’Interno: vogliamo dire quanti stadi denunciano un massimo di 9.999 spettatori per non incorrere nei duri adempimenti per numeri superiori? Ecco che tuttologi e coltissimi talk show tornano a indagare su insicurezza e precarietà dei giovani, inadeguatezza di scuola e famiglie, sulle carenti risposte che la società nel suo complesso dà o non dà, sull'incertezza del futuro, sulle responsabilità dei media. Addirittura, si è scomodata pure una non meglio definita responsabilità della mafia...(quella della lupara?) ma, stranamente, sull’onda dell’emozione, nessuna componente si è sentita senza colpe. Fustigandosi infatti il petto, tutti hanno avanzato proposte e rimedi.
Immediatamente, dopo lo sgomento e le lacrime al funerale, per superare la sia pur minima e ovvia sospensione di ogni attività calcistica per una domenica (che tragedia per il popolo del pallone!), il campionato è cautamente ripreso, ma con il pubblico solo in quei pochissimi stadi a norma: nei più si è giocato a porte chiuse. A queste decisioni sono giunte le autorità calcistiche (il Presidente del Coni Gianni Petrucci e il giovane Commissario Luca Pancaldi) in accordo col Governo. Le riunioni si sono succedute a ritmo convulso. La linea è stata quella di gestire l'emergenza e di puntare a una riforma globale del calcio.
Da subito, operative le restrizioni, forse a mo’ di punizione! Ma la domanda più ovvia, pur chiarissima, è stata accuratamente ‘velata’: ma chi è il vero responsabile della inadeguatezza degli stadi? Ma vogliamo parlare del vergognoso balletto di ‘competenze’ fra Comuni e Società calcistiche? Vogliamo capire quanti miliardi girano sulla palla rotonda e quanti pochi soldi non si gestiscono per la sicurezza? Ma come mai lo stadio campione in assoluto in questo settore è solo l’Olimpico a Roma che, guarda caso, è del Coni che non lesina su nulla? E perché proprio dai media non arrivano le critiche più violente contro le arcinote situazioni di pericolo fisico per le masse che muove il pallone? Mano al portafoglio, dunque, ma non per un uomo che è morto - nessuno può restituirlo ai suoi - ma per restituire invece gli stadi alle folle. Quanto prima possibile, e siamo certi che questa sarà una gara in velocità, un termine che è solo in rima con solidarietà, o serietà.


<<precedente sommario successivo>>
 
<< indietro
ricerca articoli
accesso utente
login

password

LOGIN>>

Se vuoi
accedere a tutti
gli articoli completi
REGISTRATI

Scrivi il tuo libro: Noi ti pubblichiamo!

Le parole di una vita

Cittadino Lex

gg