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Del seguente articolo:

giugno- luglio/2004 -
Il Satiro Danzante -Accalappiato a 500 metri di profondità,nelle reti dei pescatori di Mazara del Vallo
Elisa Ragionieri

Pesca eccezionale per il “Mastro Ciccio” di Mazara: un capolavoro dell’arte ellenica da due millenni sepolto nelle acque del Canale di Sicilia è stato risvegliato dal suo lungo sonno da ‘irriguardose’ reti che lo hanno riportato a galla. Solo un attimo di sgomento fra pesci e pescatori e poi, la sua figura piroettante ha immediatamente ripreso la danza fuori dall’acqua...


Pescatori, quelli dell’equipaggio del “Mastro Ciccio” o archeologi? L’uno e l’altro, per quanto sappiamo, sulla conoscenza da parte dei pescatori di Mazara del Vallo dei fondali di quel Canale di Sicilia che divide l’isola dalle coste tunisine. Tra i relitti di mille naufragi, i tesori archeologici non si contano. E se non vi fossero pratiche burocratiche defatiganti, che a volte spingono i marinai a gettare in mare quello che si impiglia nelle reti che tirano su insieme ai pesci, in terraferma tornerebbe abbastanza da riempire centinaia di sale di alcuni musei. Il “Satiro” è stato ‘pescato’ con le reti in due riprese: prima è apparsa una gamba, e poi il busto: una statua, lunga due metri dal peso di circa un quintale. Perfettamente restaurato a Roma, il Satiro danzante, che forse faceva parte di un gruppo di altri satiri e menadi che ballavano intorno a Dionisio in uno dei riti orgiastici spesso rappresentati in età ellenistica, è tornato a Mazara del Vallo, dai pescatori del “Mastro Ciccio”, alla fonda nel porto-canale mazarese. La sua sede nella quattrocentesca chiesa di Sant’Egidio come primo ‘strillo’ di un museo destinato alla storia e alla memoria dell’antichissimo porto, base di partenza e di arrivo di flotte pescherecce che di Mazara hanno segnato nei secoli la più rilevante delle sue vocazioni produttive.
Quando il pezzo archeologico in bronzo fu disincagliato dalle reti, appariva coperto da incrostazioni calcaree, di sabbia silicea. Al suo interno le aragoste avevano creato il loro nido. Lavato accuratamente con acqua speciale, praticato uno “shampoo” alla capigliatura, trattata la “pelle”, perché la patina esterna al metallo ritornasse verde e levigata come al momento della fusione, inserito infine in una teca ventilata in grado di assicurargli la temperatura ed il grado di umidità che gli permetta di respirare meglio, il Satiro è tornato al suo splendore e costituisce un’altra grande attrattiva della identitàdi Mazara del Vallo.
La statua bronzea fu ripescata nel Canale di Sicilia nella primavera del 1998, al largo della città di Mazara, su un fondale di circa 500 metri. Il Satiro era parte del corteo orgiastico che accompagnava Dioniso, il dio greco del vino. L’opera potrebbe essere un originale di età Ellenistica, datato nell’ambito del IV sec. a.C., oppure una replica più tarda realizzata tra il II e la fine del I sec. a.C.. È noto che, soprattutto dalla conquista della Grecia da parte dei Romani e, comunque, dal II sec. a.C., si sviluppò un notevole commercio di opere d’arte per soddisfare le richieste della colta aristocrazia di quel tempo. Dei molti originali di statuaria in bronzo (andati in larga parte perduti), restano copie di marmo realizzate, appunto, dai copisti romani. Alcuni originali sono giunti fino a noi grazie ai ritrovamenti archeologici subacquei (si ricordano i bronzi del relitto di Madhia, in Tunisia, quelli del relitto di Antikitira, in Grecia, lo Zeus di Capo Artemisio del Museo Nazionale di Atene, i Bronzi di Riace ...). Il Satiro di Mazara, di dimensioni alquanto maggiori del vero, costituirebbe, forse, il prototipo al quale si ispirarono artisti di età augustea e autori di rilievi su lastre marmoree, in particolare fronti di sarcofago, databili al II sec. d. C.
Lo scultore ha fissato nel bronzo l’attimo in cui l’Essere mitologico è colto in un momento della danza orgiastica, nell’atto di compiere un salto sulla punta del piede destro, con la gamba sinistra sollevata, il busto ruotato e le braccia distese. La testa, abbandonata all’indietro fin quasi a toccare le spalle, offre i capelli al vento in ciocche fiammeggianti, ravvivate dall’ebbrezza divina. Sul braccio sinistro, probabilmente, era avvolta una pelle di pantera mentre dalla mano pendeva la coppa di vino vuota. La mano destra scuoteva, invece, il tirso, una lunga asta sormontata da un viluppo di edera a forma di pigna, ornata da nastri di stoffa, attributo di Dioniso e dei suoi compagni. È difficile, allo stato attuale, stabilire se il reperto abbia fatto parte di un gruppo statuario più complesso, ovvero fosse una figura isolata.
Nell’ottobre del 1998 le Autorità siciliane hanno affidato la preziosa opera all’Istituto Centrale per il Restauro che vi ha dedicato quattro anni di intenso lavoro e restituendolo alla sua originaria bellezza e forza espressiva.
La superficie del manufatto, al momento dell’arrivo nel laboratorio di restauro, appariva ricoperta da spesse incrostazioni determinate dalle condizioni fisico-chimiche del sito di giacitura. Numerose erano, inoltre, le tracce di organismi marini bentonici, madrepore, molluschi bivalvi, vermi marini appartenenti all’ordine dei policheti con esoscheletro calcareo, mentre, da osservazioni condotte subito dopo il recupero, è risaltata l’assenza di fitobentos, cioè alghe e piante acquatiche, dato che conferma l’elevata profondità del ritrovamento. Al peso durante il restauro la statua denunciò complessivamente 108 Kg 108 (96 il corpo, 12 la gamba staccata), mentre lo spessore medio delle pareti metalliche era di circa 6/7 mm.



Regole e informazioni per i bagnanti
dettate dalle Capitanerie di Porto

In Apnea
Non immergerti se non sei in perfette condizioni psicofisiche
e se non sono passate almeno 4 ore dal pasto o due da uno spuntino.
Effettua il controllo medico specialistico periodico almeno
una volta all’anno e un corso di immersione in apnea presso una scuola qualificata.
Non iperventilarti ma immergiti dopo una o due profonde
ventilazioni.
Immergiti sempre legato a una cima fissata al galleggiante segnasub (bandiera rossa con striscia diagonale bianca visibile a 300 metri) e in equilibrio idrostatico leggermente positivo.
Immergiti sempre con almeno un’altra persona in modo da effettuare le apnee alternativamente cosicché il sub in superficie possa controllare a vista il compagno in immersione.

Pesca subacquea sportiva
La pesca subacquea sportiva può essere effettuata solo
nelle ore diurne e senza l’uso di apparecchi ausiliari di respirazione osservando le prescrizioni sotto indicate ed eventuali altre indicate nelle Ordinanze dalla locale Autorità Marittima:
- distanza superiore a 500 metri dalle spiagge frequentate
da bagnanti;
- distanza superiore a 100 metri da reti da posta;
- età minima per praticare la pesca con fucile subacqueo:
16 anni;
- divieto di transitare in zone frequentate da bagnanti
con arma subacquea carica;
- segnalazione con galleggiante provvisto di una bandiera
rossa con striscia diagonale bianca visibile a 300 metri;
se è presente un mezzo nautico di appoggio, la bandiera
va issata su di esso;
- il subacqueo non si deve allontanare oltre i 50 metri
dalla bandiera segnaletica;
- divieto di raccogliere corallo, molluschi e crostacei.

Sott’acqua con le bombole
• Effettua un corso di immersione con autorespiratore presso
una scuola qualificata e il controllo medico specialistico
periodico (almeno una volta all’anno).
• Programma sempre l’immersione e controlla accuratamente
attrezzature e pressione delle bombole prima di ogni
immersione.
• Indossa sempre il profondimetro, l’orologio, il regolo di
decompressione, il coltello, il giubbetto ad assetto variabile
(G.A.V.).
• Adotta in immersione le corrette tecniche di respirazione
(respirazione profonda e continua, non trattenere mai
il respiro, specialmente in risalita).
• Non superare mai i 30 metri di profondità se non con
l’assistenza di esperti.
• E’ buona abitudine quando non sono previste tappe
di decompressione, effettuare una sosta di 5 minuti
alla profondità di 3 metri.
• Raggiungi gradualmente, dopo lunghi periodi di inattività, la
profondità a cui eri solito immergerti nella precedente
stagione.
• Non allontanarti più di 50 metri dalla bandiera
di segnalazione.
• Immergiti sempre con un compagno, senza perdersi mai
di vista. Usa il galleggiante segnasub. Se è presente un
mezzo nautico di appoggio, su tale mezzo deve essere
issata la bandiera di segnalazione e deve essere presente
a bordo almeno una persona pronta ad intervenire.


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